10 giugno 2016 - San Benedetto. Un lungo sorso di freschezza.

Venerdì 10 giugno 2016 presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano ho partecipato all’inaugurazione della mostra sui 60 anni di San Benedetto e alla presentazione del libro che ho scritto per Mondadori.

Sul palco sono con Enrico Zoppas (presidente San Benedetto), Stefano Peccatori (direttore generale Mondadori) e Nicola Porro (giornalista) che ha moderato il dibattito.

Abbiamo raccontato la storia di un’azienda che ha costruito la propria leadership sull’innovazione e il rispetto per l’ambiente.

Ho parlato di un bel libro che ho avuto il piacere di scrivere. Auguri San Benedetto!

Da sinistra: Nicola Porro, Luca Masia, Enrico Zoppas, Stefano Peccatori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il libro s’intravede sullo schermo e in primo piano tra le mani di Nicola Porro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

17 dicembre 2015 - Backstage mulino di Bert.

Siamo stati in Friuli Venezia-Giulia, a Codroipo, nel Parco delle Risorgive. La zona di Codroipo – a un passo dal Tagliamento – è ricchissima di sorgenti d’acqua.  Il mulino di Bert (Umberto) prende acqua dalla roggia Sant’Odorico che scende da Gemona e si getta nel fiume Stella. È stato costruito nel ‘400 e appartiene alla famiglia di Umberto e di suo figlio Cristian dalla fine del ‘700.

È un gioiello di meccanica dove si macinano a pietra naturale antichi frumenti biologici e soprattutto si batte a mano lo stoccafisso. Il maglio in ferro batte sulla pietra e il calore si concentra sul pesce, che si stira senza che le fibre si rompano. Ormai non lavora pià nessuno così, nemmeno nei mari del Nord.

Guardate il backstage della puntata, che andrà in onda su Striscia la notizia nei giorni di Natale. All’inizio ci fermiamo sul Tagliamento e blocchiamo il traffico, poi il nostro regista danza con una simpatica passante al suono delle campane dell’Immacolata, infine andiamo nel Parco delle Risorgive e nel mulino.

 

27 novembre 2015 - Venezia, Giudecca: pesca alle moecche.

 

 

 

 
Con “Paesi, paesaggi” siamo a Venezia, alla Giudecca, con gli ultimi pescatori di moecche.
Ma cosa sono le moecche?
Sono i granchi, che due volte all’anno – in primavera e in autunno – mutano il carapace e rimangono senza corazza. Allora sono commestibili e diventano uno dei piatti più ricercati della tavola veneziana.

Questo è il backstage del servizio che andrà in onda su Striscia la notizia.

2 ottobre 2015 - Tre giorni del gusto al Castello di Masino.

Il Fai – Fondo Ambiente Italiano – ha organizzato presso il Castello di Masino la prima “Tre giorni del gusto” con tutti i produttori di “Paesi, paesaggi”.  È stato un grande successo, grazie anche al clima molto favorevole.
Oltre cinquemila visitatori tra venerdì 25 settembre e domenica 27.
Molto pubblico anche alla presentazione del libro.

Ne abbiamo approfittato per girare la prima puntata della terza stagione.
Trasmissione freschissima, tutta di giornata: venerdì mattina le riprese, il montaggio nel pomeriggio presso la caffetteria del castello e poi in onda la sera. È iniziato un nuovo viaggio alla ricerca della qualità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

16 settembre 2015 - Presentazione al forte di Bard

Venerdì sera presentiamo il libro al Forte di Bard.
Appuntamento alle ore 21.00 con Antonio Ricci, Davide Rampello e il sottoscritto.
Gabriele Accornero, direttore del forte, modera l’incontro.

4 settembre 2015 - “Paesi, paesaggi”: dalla tv al libro.

Eccoci, finalmente “Paesi, paesaggi” diventa libro.
È appena uscito il primo volume della collana.
Ne parliamo in anteprima al Bordighera book festival il 6 settembre, ore 17.30
Ci sarà anche Lorenzo Beccati con il suo nuovo romanzo e tanti amici di Striscia.

 

19 aprile 2014 - L’Arca a forma di fattoria.

Oggi siamo in Lombardia, alla confluenza del Po e del Ticino, le autostrade dell’antichità.
Il paese è Valle Salimbene, il paesaggio quello della Bassa Padana.

Questa nuova puntata di “Paesi, paesaggi” è dedicata a Luigino e alla sua fattoria, dove alleva circa trecento vacche da latte di oltre venti razze diverse!

Molte le ha salvate dal’estinzione. Ad esempio la Varzese, l’unica razza autoctona lombarda che era già qui ai tempi di Annibale, poi la Pontremolese, che trainava i marmi di Michelangelo, oppure la Cabannina, tipica vacca ligure dei sentieri impervi della Val d’Aveto.

Oggi però è la fattoria di Luigino a essere a rischio di estinzione.
Non ci sono giovani che vogliano proseguire la sua attività e non ci sono istituzioni interessate a tenere in vita questa specie di Arca che è anche un laboratorio permanente delle biodiversità bovine italiane.

Eppure siamo il paese dei vitelli. Il nome Italia deriva infatti dall’osco “viteliù”, terra dei vitelli, appunto.
E se c’erano i vitelli, c’erano anche le loro madri.

La quasi totalità dei bovini che pascolano in giro per il mondo sono italiani.

Siamo da sempre un popolo di emigranti…

 

Luigino munge una Varzese

 

Uno scorcio dell’Arca di Luigino e delle sue tante razze bovine

 

Paesaggio tipico della Bassa Pavese, con il fieno in attesa delle vacche.

 

19 aprile 2014 - Farina e letteratura.

Paesi, paesaggi mi ha portato nella terra di Fenoglio e Pavese, tra i ricordi del “partigiano Johnny” e i paesaggi della “Malora”.

A Cossano Belbo, circondati dai vigneti del Moscato d’Asti e i noccioleti delle Langhe, abbiamo visitato un mulino che macina ancora a pietra naturale cereali biologici a chilometro “doppio zero” (vengono dall’Alta Langa, dove uva e nocciole stentano a maturare).

E così, ai romanzi del Novecento si sono aggiunte anche le favole dell’Ottocento. I paesaggi letterari del dopoguerra si sono popolati di gatti con gli stivali, lasciati in eredità da vecchi mugnai…

La puntata è infatti dedicata a un’intera famiglia di mugnai, dal nonno Felice ai giovani Fausto, Fulvio e Federico, passando per la generazione di mezzo di Flavio e Ferdinando.

I loro nomi cominciano tutti per effe, come farina…

In onda su Striscia la notizia l’11 aprile 2014.
Questo invece il link per leggere il racconto su mentelocale.

 

Il mulino a pietra naturale

 

Il mulino al lavoro

 

Il nonno Felice e i suoi allievi martellano la pietra naturale

 

Tramonto sui vigneti del moscato d’Asti e i noccioleti delle Langhe

 

1 marzo 2014 - Di qua e di là del Tavoliere.

Un paio di settimane fa siamo andati in Puglia per girare due nuove puntate di “Paesi, paesaggi”.

La prima a Rignano Garganico, un balcone carsico affacciato sul Tavoliere.
Tra le rocce aspre, una distesa lieve di ulivi secolari. Poi la masseria di Giuseppe, con il papaglione che svetta come un campanile e tutt’intorno mandrie di vacche podoliche e capre garganiche.

Uno spettacolo da non perdere. Una visione di bellezza quasi selvaggia, dove ogni cosa assume una forma ideale e occupa un posto preciso.
E alla fine, forme di caciocavallo modellate dalla mano del casaro e cacioricotta come piccole sculture di neve.

Vacche podoliche e ulivi secolari.

Il Tavoliere visto dal Gargano.

Caciocavallo d’autore e cacioricotta come piccole sculture di neve.

 

Seconda puntata a Orsara di Puglia, nel forno a paglia di Angelo del 1526.
Paglia di seconda scelta, naturalmente, perché la migliore è riservata agli animali.

Un fuoco violento, che sale da una bocca che si chiama Inferno; poi una cottura lenta, a vapore, in una stanza piena di fumo.
Per questo un fornaio come Angelo non è bianco di farina ma nero di fuliggine!

L’impasto è vivo: solo farina, acqua e lievito madre di quasi cent’anni.
Un pane sacro, che ha tenuto in vita intere generazioni, anche quando sulla tavola non c’era altro da mangiare.

Angelo, Stefano e il forno a paglia.

L’Inferno.

Davide e i profumi del lievito madre.

Angelo al taglio: la mezza forma sul petto e la lama che corre dal bordo al cuore.

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31 gennaio 2014 - Dalla Bassa padana alle colline parmensi.

Quando uno scrittore ha un’emozione, la scrive; un musicista la suona, un pittore la dipinge.
Giovanni, invece, ne fa una birra.

La birra la producono i lieviti, ma è la creatività del mastro birraio che li guida e li ispira. In Germania ci sono contadini che bevono le birre di Giovanni e affermano con orgoglio che siano le uniche dove ritrovano il gusto del loro luppolo.

Infatti, sono le più premiate al mondo!

Un’altra storia di “Paesi, paesaggi”. Girata a Roncole di Busseto, in quel piccolo mondo di fronte alla casa di Verdi e al bar Guareschi.

Davide in un prato della Bassa tra Roncole e Soragna

Sulle rive del Po 

Sua maestà, il luppolo!

Roncole, davanti alla casa del maestro.

 

Dalla Bassa padana siamo saliti sulle colline parmensi.

La nebbia umida del grande fiume, a poco a poco si è dissolta ed è apparsa una distesa di campi coltivati.

Morbide curve di terreno che s’inseguono senza raggiungersi mai. Un luogo di pace, dove è ancora forte il suono del silenzio.

Qui abbiamo incontrato Aldo e la sua famiglia.

Un’altra storia di “Paesi, paesaggi”, dedicata al suino nero di Parma.

Sulle colline di Medesano.

Davide e Gianluca (il nostro grande pittore).

Sua maestà, il suino nero di Parma!

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29 gennaio 2014 - Una bottiglia di Venezia Nativa

La sera dell’epifania, Davide ha imbracciato la sedia con le corna di renna e si è seduto tra Ezio e Michelle. Insieme a loro ha lanciato uno dei servizi più interessanti di tutta la stagione di “Paesi, paesaggi”, dedicato alla Venezia Nativa e al recupero della Dorona, il suo vitigno autoctono.

Davide sulla sedia con le corna di renna, tra Ezio e Michelle.

Il paese è in realtà un’isola; il paesaggio uno scenario storico e culturale prima che geografico. Inizia il racconto di un viaggio nel tempo, verso le isole della laguna di millecinquecento anni fa.

Dopo aver parcheggiato le macchine nell’imbarcadero di Cà Noghera, siamo saliti in barca. Quando abbiamo mollato gli ormeggi era già buio. Procedevamo lentamente, sfiorando i canneti che costeggiavano i canali. In alto, nel cielo, le stelle sembravano lanterne sospese che indicavano la via a chi sapeva leggere rotte nascoste.

Siamo arrivati a Mazzorbo, dove ci aspettava Gianluca, il viticoltore che ha scoperto la Dorona. Ci ha raccontato di Mazzorbo, Burano, Murano e Torcello; di antichi prati fioriti, ortaggi e alberi da frutta. Ci ha parlato delle popolazioni di Antino, in fuga dai barbari, che avevano lasciato tutto sulla terraferma e avevano trovato molto di più sulle isole: acque pescose e acini d’uva ambrati come gocce d’oro.
L’anima agricola di Venezia è nata molto prima di quella commerciale; i suoi campi prima dei monumenti!

Qualche anno fa, uscendo dalla basilica di Torcello, Gianluca aveva notato nel terreno di una sua conoscente un vitigno molto particolare, quasi sommerso da altre uve. Una pianta con una foglia diversa da tutte, con due ali arricciate e due incavi profondi come occhi. Sembrava una maschera.
“Questa è antica,” gli aveva confidato la signora. “È il vitigno autoctono di Venezia!”

Gianluca nel campo di Dorona.

Gianluca aveva cominciato allora a ricercare, sui libri e nei campi, scoprendo che quel vitigno si chiamava Dorona, che era stato coltivato fin dal primo Medioevo e che era poi diventato il vino dei dogi. Aveva intuito però che quel vitigno era conosciuto già dalla popolazione nativa, da quella comunità di agricoltori, artisti e artigiani che aveva abitato le isole di Venezia prima che Venezia nascesse.

Tracce di Dorona erano sparse nei terreni della laguna. Poche piante abbandonate allo scorrere del tempo, come tenute in vita dal caso. Gianluca cominciò a realizzare una serie di micro-vinificazioni e si rese conto delle straordinarie caratteristiche di un vino bianco che aveva la forza di un grande rosso. Corpo e carattere solidi, invecchiati dal tempo e maturati al sole dell’esperienza.

Notò però che la qualità del vino tendeva a peggiorare a mano a mano che ci si allontanava dalla terraferma. Il terreno della Venezia Nativa è infatti un equilibrio generoso – ma precario – di sabbia e fango. Basta poco perché il sogno svanisca.

Nell’isola di Mazzorbo, Gianluca coltiva la Dorona in un ettaro di terreno vocato, all’interno dell’orto murato di Santa Caterina. Solo trenta quintali d’uva all’anno, perché le caratteristiche uniche della pianta si concentrino in pochi acini. Poi lascia macerare il mosto sulle bucce per oltre un mese e lo affina in botti di rovere per almeno due anni.
Una bottiglia di Dorona può vivere anche trenta o quarant’anni!
Una bottiglia senza etichette, eppure inconfondibile, con una foglia d’oro zecchino battuto a mano e fuso nelle vetrerie di Murano.

Vino, oro e vetro: tutta Venezia racchiusa in una bottiglia!

Bottiglie di Dorona nell’orto murato di Santa Caterina.

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22 ottobre 2013 - Da Marsala a Villalba

Fine settimana molto intenso in giro per la Sicilia, realizzando due nuove puntate di “Paesi, paesaggi”.
La prima dedicata alla pesca al tonno a Marsala, la seconda alla coltivazione del pomodoro pizzutello siccagno a Villalba.
Due nuove storie che mi hanno insegnato molto: ad esempio quanto possano essere ottusi e ostili i politici, oppure quanta modernità ci sia nel recupero intelligente delle cose del passato.
Abbiamo navigato di notte tra le Egadi e l’Africa, mentre di giorno siamo saliti sui monti del Bilìci.
Abbiamo conosciuto Marco e Francesco.
Marco è un pescatore che assomiglia al vecchio di Hemingway, Francesco è un contadino che sembra un ricercatore.
È stato facile conoscerli, sarà impossibile dimenticarli.

Pescherecci nel porto di Marsala

Marco e Davide in navigazione

Io e il palangaro

La valle del Bilìci

Ultimi pomodori pizzutelli siccagni

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17 ottobre 2013 - Grappoli d’aceto

“Grappoli d’aceto” è il pezzo che ho scritto per mentelocale su Josko Sirk e il suo incredibile aceto d’uva.
Il paese è Cormons, in Friuli; il paesaggio quello del Collio.

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13 ottobre 2013 - Il latte in via d’estinzione

Oggi è uscito il primo pezzo della nuova rubrica su mentelocale.it.
Appunti di viaggio in Val d’Aveto, lungo i sentieri della mucca Cabannina.
Una giornata ligure, alla ricerca di sapori unici nascosti sotto la rocca di Petramartina.

IL LATTE IN VIA D’ESTINZIONE (leggi l’articolo)

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12 ottobre 2013 - la Tv da leggere.

“Paesi, paesaggi” viaggia anche in rete.
Su mentelocale.it l’anteprima della nuova rubrica dove raccontiamo cibo e territorio.
Una televisione da leggere…

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12 ottobre 2013 - L’aceto di Josko

Ieri sera è andata in onda una nuova puntata di “Paesi, paesaggi”, dedicata all’aceto d’uva che Josko Sirk produce a Cormons, nel Collio friulano.
L’industria impiega un paio d’ore per produrre un buon aceto di vino; Josko ci mette tre anni per acetificare in botti di rovere la Ribolla gialla, un vitigno tipico del Collio.
Ma come dice Davide in trasmissione, il suo aceto è eccezionale!
Questo il link della puntata per conoscere la storia di Josko e del suo aceto:
http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?18181

 

 

6 ottobre 2013 - “Paesi, paesaggi”: la mucca Cabannina

Sabato 5 ottobre 2014, “Paesi, paesaggi” ha debuttato su “Striscia la notizia”.
La prima puntata del nostro viaggio alla scoperta dell’Italia dell’Agricoltura, dell’Arte e dell’Artigianato è dedicata alla Val d’Aveto, in Liguria.
Protagonista assoluta, la mucca Cabannina; una specie autoctona dalle eccezionali caratteristiche di robustezza e longevità che si stava estinguendo.
Per fare amicizia con la mucca Cabannina e conoscere la storia di Ugo, l’allevatore che si sta dedicando alla salvaguardia della razza, basta guardare la clip (cliccando sul link o sulla foto):

http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?18111

Mucca Cabannina in Val d’Aveto, Liguria

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25 settembre 2013 - “Paesi, paesaggi” a “Striscia la notizia”

“Paesi, paesaggi” è la nuova rubrica di “Striscia la notizia”. Venerdì scorso, in conferenza stampa, Antonio Ricci l’ha presentata come la “pars construens” del programma, che si affianca alla sua tradizionale anima “destruens”.

L’idea di “Paesi, paesaggi” è nata con Davide Rampello qualche mese fa. Adesso che lui lavora all’Expo, il progetto di esplorare l’Italia delle differenze e delle eccellenze agro-alimentari è tornato d’attualità.
Cultura materiale, cibo, territorio; all’inizio pensavamo di farne una rubrica letteraria, poi è venuta la televisione.

Cito testualmente dalla nota di presentazione alla stampa:
“Paesi, paesaggi” è la rubrica che guida alla scoperta e valorizzazione del patrimonio culturale, artigianale e alimentare italiano; un viaggio attraverso i paesi e paesaggi naturali, ma soprattutto umani, di un territorio ancora ricco di eccellenze: realtà nascoste e spesso inattese che costituiscono modelli da imitare e da cui ripartire.

Si viaggia a piedi; io dietro la macchina da presa con la penna in mano, Davide davanti al video, a raccontare di luoghi e di persone. Personaggi esemplari, protagonisti di storie dove artigianato, arte e agricoltura si fondono e diventano cultura.
Io vesto come capita (tanto non mi si vede), lui invece indossa un abito di velluto marrone che lo trasforma in un naturalista da campagna di fine Ottocento: un viaggiatore senza meta, sospeso nel tempo…

Massimo Tomagnini, il regista, lavora a basso costo come se dovesse girare un film: master, piani d’ascolto, controcampi, fegatelli…
Facciamo un televisione lenta, ma dove succede sempre qualcosa.

Infine la sedia. Davide cammina con una sedia in spalla progettata da Giulio Iacchetti. Si chiama Rolo e sembra la sedia di un regista, ma a noi ricorda quelle che usavano i generali per osservare gli eserciti dalla cima delle colline. Da lassù, impartivano ordini che scendevano a valle e cambiavano i destini delle persone e delle cose.

Ogni puntata di “Paesi, paesaggi” sarà anche una rubrica su Mentelocale.it, la rivista online di cultura e tempo libero. Una specie di diario di viaggio; appunti su ciò che imparo e non voglio dimenticare.
Frasi di un pensiero più ampio, come i capitoli di un libro.

Un libro vero e proprio uscirà invece alla fine della stagione. Non sarà una guida in senso classico, piuttosto una raccolta di storie. Paesi e paesaggi, appunto; storie di territori e delle persone che li abitano e li lavorano.

“Paesi, paesaggi” è un viaggio alla ricerca della parte migliore noi stessi.
Un viaggio senza meta, ma con una direzione precisa.

In Valtellina, in un “calécc”.

Nel Collio, sulla linea di confine.

A Giaveno, terra di funghi e cioccolato.
Massimo di spalle, io di lato, Davide sulla sedia.

 

12 luglio 2013 - Dalla monnezza alla bellezza

Mercoledì scorso, 3 luglio 2013, il “sarto di Picasso” mi ha portato in un luogo molto particolare: la terra del “sarto di Picasso”. Non proprio Bellona, dove tutto era cominciato circa un centinaio di anni fa, nel 1912, ma nel paese accanto: Camigliano.

Camigliano è uno dei comuni virtuosi d’Italia, specializzato nella raccolta differenziata dei rifiuti. Una cosa da non credere, ma da vedere e ammirare.
Tanto per capirci, il sindaco di Camigliano aveva sviluppato un sistema di raccolta dei rifiuti molto efficiente. Nel 2010 (o giù di lì) stava per essere approvata una legge che assegnava la raccolta dei rifiuti alle competenze provinciali. Il sindaco si era opposto e nel giro di una settimana era stato destituito e il suo comune commissariato. Una rapidità esemplare, anomala nel paese dove i processi durano una vita e le condanne si scontano postume.

Pochi mesi dopo si erano svolte le elezioni amministrative e il sindaco era stato rieletto, con una specie di plebiscito.

La legge non è mai stata approvata e il comune di Camigliano ha potuto continuare a manifestare la propria virtuosità raccogliendo e smaltendo rifiuti accuratamente differenziati.

Oggi, una paio d’anni dopo, lo stesso comune e lo stesso sindaco hanno organizzato una manifestazione che sarebbe piaciuta molto a Michele Sapone, il sarto di Picasso.

Si intitola “Dalla monnezza alla bellezza” e consiste in una settimana di lavoro artistico per la città: una quarantina di artisti selezionati e coordinati da alcuni docenti delle Accademie di tutta Italia sono stati ospitati a Camigliano per realizzare opere inedite con materiali di rifiuto.

Le opere andranno in mostra e poi diventeranno elementi di arredo urbano permanente della città.
Dalla monnezza alla bellezza, appunto.
Una manifestazione che porta l’arte nelle strade della città, avvicina la gente alla creatività e dà vita alle cose morte. Un miracolo!

Abbiamo tutti un naturale bisogno di arte; dobbiamo respirarla come l’aria, anche se non sempre ne siamo consapevoli.
Quanta arte può nascere da un cumulo di rifiuti. E quanta bellezza dalla monnezza.

In tutto ciò, “Il sarto di Picasso” è entrato in punta di piedi, condividendo i propri valori con i cittadini e gli artisti.
Sono certo che Michele Sapone, che occhieggiava dall’alto del monte Rageto, sorrideva felice sotto i baffi.
Unico rammarico, che la galleria della figlia Aika e del genero Antonio fosse chiusa a due passi da lì.

Alla presentazione del libro c’erano tante persone di Bellona, che implicitamente chiedevano ai Sapone di riaprire la loro galleria per farla ridiventare quello straordinario punto di contatto tra arte e territorio che era stata in passato: un motore del benessere sociale collettivo (un benessere soprattutto interiore, ma non solo…).
Tra loro mancava però il sindaco.

Si è colpevoli quando si fanno male le cose.
Ma si è altrettanto colpevoli quando non si fanno le cose che si dovrebbero fare.

L’indomani mattina presto, dopo l’euforia della serata, mi sono raccolto in me stesso, ho indossato le scarpe da trail e ho corso per tre ore, da Capua al monte Rageto. Ho scalato il colle di cui avevo scritto, senza averlo mai visto. Cercando sentieri che non trovavo, aprendomi strade per giungere in vetta e fare due chiacchiere con persone che non ci sono più e che porto sempre con me.

Dall’alto le cose si vedono diversamente.
Dall’alto è più facile comprendere il territorio e capire la sua gente.
Anche parlare è più facile: non servono nemmeno le parole…

Il sindaco di Camigliano Vincenzo Cenname, l’autore Luca Masia, il giornalista e moderatore della serata Nello Trocchia, l’artista Max Coppeta.

Sul palco di Camigliano: da sinistra il musicista Mario Ceci, l’attrice Caterina di Matteo, Luca Masia, Nello Trocchia e Max Coppeta.

Tanto pubblico in piazza. Manca il sindaco di Bellona…

Si scrive da soli, ma poi è bello vedere che non si è soli a scrivere.

 

29 giugno 2013 - Book performance nella torre di Albenga

Venerdì 21 giugno abbiamo presentato “Il sarto di Picasso” in forma di spettacolo presso la Galleria d’Arte Moderna di Albenga (GAMA).

Eravamo nella torre della città, sede della galleria, circondati da opere di Mirò e Picasso; uno spettacolo nello spettacolo! Con la complicità della libreria San Michele che si è presa cura del libro e di Science4art che ha organizzato l’evento.

Sul palco – insieme a me – sono saliti l’attore Nello Simoncini e i musicisti Luca Siri e Luca Soi, rispettivamente clarinetto e clarinetto basso, violino e viola.

E’ sorprendente vedere come ogni volta la storia di Michele Sapone sappia rinnovarsi e adattarsi ai luoghi e alle atmosfere.

Trovo sempre bellissimo ascoltare le pagine del libro lette da interpreti che ogni volta colorano il testo con accenti personali, spesso inattesi; e trovo ancora più magico ascoltare le musiche che di volta in volta aggiungono emozione al racconto.

Ad Albenga, Luca e Luca hanno presentato un repertorio quanto mai vario, da Poulenc a Stravinsky, passando attraverso un brano yiddish commovente.

Naturalmente non l’abbiamo registrato. Il ricordo però è ancora vivo.

Anche mio papà è ancora vivo, pur essendo mancato pochi giorni prima della presentazione.
Adesso è sempre con me. Anche questo è commovente.

Luca Masia e Nello Simoncini poco prima dello spettacolo

La Galleria d’Arte Moderna di Albenga, nella torre medievale della città.

Luca Sciri e Luca Soi

Luca Masia, l’artista Mauro Malmignati (amico dei Sapone), mia mamma e Paola Sapone.

31 maggio 2013 - Un pomeriggio a Vicenza.

Sabato 25 maggio ho presentato “Il sarto di Picasso” a Vicenza, nella prestigiosa sede di Palazzo Leoni Montanari.

Non ci ero mai stato e non sapevo cosa mi ero perso. Un altro di quei luoghi straordinari che diamo per scontati. Come se la loro esistenza – in Italia – fosse un fatto normale. Aria di città, da respirare distrattamente, facendo dell’altro.
E invece questa è aria buona, di mare o di montagna. Aria da riempirsi i polmoni.

Palazzo Leoni Montanari è una dimora seicentesca che ha conosciuto momenti di grande splendore e che oggi – grazie all’intervento di Banca Intesa – è diventata un importante museo, con un impianto architettonico e decorativo di sapore teatrale, un ricca collezione di quadri del Longhi e della sua scuola, ma soprattutto una strepitosa collezione di icone russe.

E’ stata una giornata speciale anche perché ho ritrovato un caro amico, Stefano Ferrio, scrittore vicentino che ha letto (benissimo) alcuni brani del libro.

I due ingredienti fondamentali della storia di Michele Sapone e Pablo Picasso erano lì, in mezzo a noi: amicizia e arte.
L’arte dell’amicizia: attimi da indossare come abiti su misura.

La Sala Apollo, dove abbiamo presentato “Il sarto di Picasso”.

Un’occhiata alla collezione di icone russe.

8 maggio 2013 - Video su Mentelocale.it

“Il sarto di Picasso” in video su Mentelocale.it.

 

8 maggio 2013 - Rizzoli, Milano

Domani pomeriggio (giovedì 9 maggio), alle 18.30 presso la libreria Rizzoli di Milano in Galleria Vittorio Emanuele, parleremo di don Michele (il famoso sarto italiano) e don Pablo (il suo celebre amico artista spagnolo).

Con me ci saranno Laura Guglielmi, direttore di Mentelocale.it e Davide Rampello, responsabile dei contenuti culturali di Expo 2015.

Presenteremo “Il sarto di Picasso”, ma anche tanti documenti inediti.

15 aprile 2013 - Venticinque anni fa.

Ieri siamo andati in scena con “Il sarto di Picasso” nella biblioteca di Cesate.
E’ stata una serata speciale, che Anna e Adalberto hanno reso possibile.

Mescolate sul palco e in platea c’erano molte persone importanti. Andate e tornate, oppure mai andate via.

Intanto c’era il sole. Ci guardava da fuori e tramontava lentamente, cambiando la luce sul palco.
– Una bella luce farà bella la tua galleria, – diceva Hartung a Sapone mentre puntava i faretti sui quadri. Ecco.

Poi c’erano Yoko e Verdiana e Silvia, con la sua bella e numerosa famiglia: storie intense di amicizie che non muoiono mai. A volte fanno solo finta.

C’era Guido, che suonava ispirato sulla voce esatta e generosa di Tommaso. Mentre li ascoltavo pensavo alla lettera che Guido mi aveva scritto molti anni fa per dirmi che avrebbe pubblicato i miei racconti. I primi.

Ma soprattutto, in prima fila, c’erano Giulia e Alessandro.
E dietro di loro Cristina.

La storia del sarto di Picasso non è solo una vicenda di grandi amicizie, ma anche di grandi amori: Michele e Slavka, Aika e Antonio, Susi e Alberto, Cesare ed Enrica, Jeanne e Gino, Marguerite e Jean, Hans e Anna Eva, Edouard ed Helene…

Ieri, 14 aprile 2013, parlavamo di loro e della loro tenace determinazione ad affrontare la vita insieme.
Venticinque anni fa, il 15 aprile 1988, Cristina e io ci siamo sposati.
Da quel giorno affrontiamo la vita insieme, con tenace determinazione.
Storie solide, di amori che navigano la vita. Per sempre.

Tommaso Amadio nei panni di Picasso e del suo sarto.

Tommaso Amadio che racconta del compleanno di Picasso.

Guido Leotta al flauto, un attimo prima di suonare molti altri strumenti. Tutti insieme.

Luca Masia nei panni dell’autore.

Signore di Cesate tra i libri della loro biblioteca. In primo piano, “Il sarto di Picasso”.

Signora di Cesate che legge “Il sarto di Picasso”.

10 aprile 2013 - Il sarto di Picasso a Cesate

Una proposta davvero “Fuori salone” (del mobile), per parlare di arte e abiti, di Picasso e del suo sarto.

“Il sarto di Picasso” va in scena in forma di spettacolo, domenica 14 aprile alle ore 18.00, presso la biblioteca comunale di Cesate (via Piave 5), all’interno del festival SuperMilano.

Sul palco, insieme all’autore, Tommaso Amadio (attore e codirettore del Teatro Filodrammatici di Milano) e Guido Leotta (flauto e sax, molto jazz).

18 marzo 2013 - Giorni di contrada.

Lungo fine settimana a Siena dedicato al “Sarto di Picasso”. Un’articolata e intensa serie di eventi realizzata con la complicità del mio amico e collega e maestro Franco.

Giovedì 14 marzo presentazione alla libreria La Zona, un luogo piccolo e imprevedibile come quasi tutto qui a Siena: tre stanze disposte su tre piani diversi in un angolo di città che merita già un viaggio. Sul muro, a un paio di metri d’altezza, c’è un’edicola con un dipinto che raffigura la crocefissione di Gesù e dei ladroni.
Si chiama: “I tre Cristi”. Geniale.

Mescolato al pubblico, composto prevalentemente di giovani, il prefetto. So che deve venire e mi aspetto la scorta. Invece c’è solo lui, con il libro in mano.
Segni di una sobrietà che comincia a diffondersi e che fa piacere cogliere.

Dopo la presentazione, aperitivo alla galleria Fuori Campo (appena un passo fuori da piazza del Campo), con proiezione del film di Clouzot “Il mistero Picasso”. Il film andrebbe visto dalla strada, ma il freddo invita tutti ad accalcarsi all’interno. Le immagini di Picasso al lavoro si vedono al contrario, con i sottotitoli in italiano che sembrano in arabo. Ma va bene così. Picasso è un artista tridimensionale, recto/verso…
Noto però una ragazza che si avvicina al fidanzato. La vedo sorridere. Sta per dirgli qualcosa e penso: No, non farlo…”.
Lei invece apre bocca e sussurra: “Saprei dipingere anch’io così…”.
Tempo di andare a mangiare dai Topi Dalmata, in quel convivio di amici e sconosciuti capitati per caso che sarebbe piaciuto tanto a Michele Sapone.

L’indomani mattina intervista a Canale 3 Toscana. Sempre grazie a Franco. Se vi succede qualcosa, ovunque nel mondo, chiamatemi che chiamo Franco. Qualcosa di positivo accadrà.
Poi ultima cena da Tullio, sempre ai tre Cristi, sempre con Franco. Cena di ricordi e di progetti, in bilico tra passato presente e presente futuro. Ma da Tullio è facile tenere in pugno le corde del tempo.

Infine, domenica 17, lo spettacolo del sarto di Picasso con i Topi Dalmata nel teatro domestico di vialucherinisei (scritto tutto attaccato, come piace a loro), a un passo dalla casa d’infanzia di Mario Luzi, il poeta al quale ogni anno – come diceva Pontiggia – non veniva assegnato il Nobel.

Una manciata di minuti prima dello spettacolo – quando sembra tutto a posto – il computer che deve proiettare le immagini smette di funzionare. Senza immagini, della “book performance” resta solo il book. Poi una ragazza si attacca al telefono. Dopo un po’ compare un ragazzo. Si chiama Emanuele e ha uno zainetto in spalla. Nello zainetto un computer che funziona.
Passato il peggio, facciamo come se niente fosse stato e andiamo in scena. Margherita legge, Sara suona, io racconto. La gente non si addormenta. Il lungo applauso finale mi dice che il sarto è entrato anche nei loro cuori.

Tutto merito di Franco, naturalmente.

Margherita Fusi e Luca Masia alla libreria La Zona. Foto di Andrea Campus.

Libro e libraia, delicatamente sfuocati insieme. Foto di Andrea Campus.

L’ingresso del teatro di vialucherinisei.

Durante le prove: Sara Ceccarelli al flauto, Margherita Fusi di sfondo.

 

Poco prima di andare in scena.

Poco prima di mangiare.

8 marzo 2013 - Si va a Siena: c’è molto in Palio.

La prossima settimana si va a Siena, una città magnifica che sta attraversando un periodo difficile.

E’ importante che proprio in questi momenti di smarrimento, sia la cultura (nel senso più ampio e accessibile del termine) a indicare la direzione da prendere, la strada su cui valga la pena di camminare.

Merito quindi ai Topi Dalmata e al loro Festival Teatropia.
Merito alla libreria LaZona e alla Galleria FuoriCampo.

Giovedì 14 marzo presenteremo “Il sarto di Picasso” in libreria, mentre la Galleria FuoriCampo farà una proiezione notturna del film di Clouzot Le mystere Picasso.
Domenica 17 marzo, saremo invece sul palco dei Topi Dalmata con lo spettacolo del Sarto.

A presto Siena. C’è molto in Palio…

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7 marzo 2013 - Presentazione del sarto a Genova

Questa sera abbiamo fatto una bella presentazione del “sarto” a Genova.
Con Laura Guglielmi alla Mondadori di via XX Settembre.

Serate che restano: attimi da collezionare, per l’appunto…

Io ho fatto il mio mestiere di narratore raccontando la storia di Sapone e dei suoi amici artisti, ma Laura si è superata girando in bicicletta per la libreria.

Secondo me alla Feltrinelli sono morti d’invidia e alla prossima presentazione le chiederanno di salire le cinque rampe di scale su una ruota.
Può farcela: la sua bici è elettrica!

Laura Guglielmi e la sua bici alla Mondadori

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14 febbraio 2013 - “Il sarto di Picasso”: spettacolo!

Ho sempre pensato che “Il sarto di Picasso” avrebbe meritato una versione teatrale. Ho anche provato a scriverla, ma non sono riuscito a trovare una chiave che mi permettesse di rappresentare il libro senza stravolgerne la storia.

Allora, più per necessità che per virtù, ho elaborato una specie di recital dove l’autore narra la vicenda e si interrompe ogni tanto per lasciar parlare il libro. Poi la musica, che accompagna le parole e si ritaglia alcuni spazi di scena aperta, arricchendo con i colori delle note il suono delle voci.

L’ho scritto e l’abbiamo messo in scena per la prima volta a Venezia, lunedì 11 febbraio 2013. Lunedì grasso, la giornata peggiore di quest’inverno, con neve, pioggia, vento, freddo gelido e acqua alta come non si vedeva da tempo.

Ma noi non ce ne siamo accorti, al caldo del refettorio di San Salvador. Ci siamo lasciati accarezzare dal tepore della Costa Azzurra, dove abbiamo accompagnato anche gli eroici rappresentanti del pubblico. Sì, perché esistono individui che anche in quelle condizioni escono di casa e vanno a teatro. Io non l’avrei fatto, e per questo li ringrazio.

Credo che molti di loro – come me, del resto – oltre che essersi interessati alla storia di Michele Sapone e dei suoi amici artisti, siano rimasti stupefatti dalle possibilità espressive del flauto. In scena, Federica Lotti ha soffiato dentro il suo strumento tirandone fuori suoni inattesi, che passavano dal registro lieve, sospeso, a quello grave, quasi brutale, con esattezza matematica e rapidità fisica (come un pugile che ti saltella intorno e ti colpisce al volto mentre tu stai ancora domandandoti se uscendo hai chiuso la porta di casa).

Picasso avrebbe gradito quelle note. Ci avrebbe cavato qualcosa di suo, magari un’altra “Colomba” di latta piegata, tagliata e dipinta.

Grazie a Stefano che ha reso possibile questo debutto, a Michela per la sua voce, a Federica per il suo flauto (e la sua voce).

E grazie anche a Venezia. Il fatto che esista un posto come Venezia non può essere dato per scontato. Ma come facciamo a dare sempre tutto per scontato?

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14 febbraio 2013 - “Diario d’inverno”

Mentre andavo a Venezia per presentare “Il sarto di Picasso” in forma di spettacolo, ho letto “Diario d’inverno” di Paul Auster, uno dei miei autori preferiti.

E’ una sorta di autobiografia, e io adoro le biografie. Si tratta di un genere che frequento spesso, sia da lettore sia da scrittore. In genere amo i libri che mi permettono di entrare nella testa della gente. Un paio di settimane fa – ad esempio – ho letto “Open”, e con piena soddisfazione sono entrato nella testa di Agassi. Da scrittore cerco di fare la stessa cosa in senso inverso: offrire al lettore i pensieri nascosti dei personaggi. In qualche misura, tutte le cose che scrivo sono biografie.

Di Paul Auster posso dire che la sua narrativa mi ha sempre regalato qualcosa di cui ho fatto tesoro. Sembra scrivere come un buon insegnante di liceo che non sbaglia mai un congiuntivo e non cerca mai di sbagliarne uno apposta, tanto per vedere l’effetto che fa e sperimentare l’azione di una nota dissonante sull’andamento della composizione. Però le sue storie sanno prenderti a sberle. Mollano ceffoni le unicità dei suoi personaggi, l’asciuttezza logica e grammaticale di certe sue frasi che racchiudono senza sforzo abissi umani. In questo è un maestro.

C’è forse qualcosa di vagamente perverso nello scrivere pubblicamente di se stessi. Forse. Devo dire che nel caso di “Diario d’inverno” la cosa non mi ha dato alcun fastidio, tanto è distante il tono di voce di Auster da quello dell’autocelebrazione. Seguendo le sue riflessioni nel tempo e nello spazio si fatica quasi a capire che il suo mestiere sia scrivere: pochi accenni sempre di taglio, quasi per inciso.

Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto incontrare Auster a cena e parlare con lui del più e del meno. Prima di leggere “Diario d’inverno” l’avrei portato sul terreno della scrittura; adesso resterei nel campo aperto della vita, di cui la scrittura fa parte, ma di taglio, quasi per inciso. Cercherei magari di parlargli dei nostri corpi, e del Dio che forse li abita.

Altre due riflessioni in ordine sparso. Sono sicuro che Paul Auster adora le liste. Di solito i lettori le saltano, io invece mi ci immergo. Mi perdo nella metrica esatta di una lista ben scritta. Sono sicuro che Auster quando ne incontra una, si alza in piedi e la legge a voce alta, magari camminando, per sincronizzare meglio il battito dell’elenco con il suo respiro. Gli eroi dell’Iliade, le stirpi dei Numeri…

La seconda è che pensavo a Paul Auster come a un uomo di successo, intelligente e pieno di attività intellettuali e sociali. Adesso che ho letto dei suoi mille inciampi, lo vedo come un personaggio di Carver, e di questo gli sono grato.

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1 febbraio 2013 - Vedi alla voce: amore.

Ho appena finito di leggere “Vedi alla voce: amore” di Grossman, un autore che stimo molto.
Un testo sempre in equilibrio tra stili e punti di vista differenti; una trama esile calata in una struttura narrativa complessa.
Un grande libro. Ma difficile da seguire.
Occorrono – secondo me – almeno due cose: tempo e capacità di abbandono.
Non si può leggere questo Grossman una paginetta al giorno, la sera prima di addormentarsi; e non si può comprendere questo Grossman se non ci si abbandona alla sua narrazione.
Se cerchiamo noi – lettori – di guidare la vicenda, ci perdiamo; se lasciamo che sia lui – scrittore – a prenderci per mano, ci ritroviamo.
E’ utile anche avere una certa familiarità con le Scritture, per godere dei continui rimandi alla tradizione che altrimenti si perderebbero nelle pieghe del testo.
Wasserman implora spesso Neigel di ucciderlo. Anche Grossman sembra implorare il lettore di chiudere il libro.
Ma non si può: come Neigel non può sottrarsi allo sviluppo incerto e spesso deludente della storia di Wasserman, così il lettore non può chiudere il testo in faccia a Grossman.
Mi piace pensare che non sia stato un caso che quest’anno, nel giorno della memoria, avessi per le mani “Vedi alla voce: amore” e ne stessi leggendo l’ultima pagina.

28 gennaio 2013 - Un sabato pomeriggio ad ArteFiera

Sabato pomeriggio sono stato a Bologna ad ArteFiera. Dovevo fare delle cose di lavoro, ma anche godermi la vista delle opere; tante opere, con fiumi di gente intorno (+15% rispetto all’anno scorso) come in una gigantesca installazione.
Era come visitare un museo immaginario, con un curatore impazzito al quale era stato affidato un budget illimitato.
Forse per un incallito operatore del settore era tutto normale, ma per me quella danza isterica di forme e colori, quel contrappunto continuo di stili produceva un effetto straniante. Come ubriacarsi di champagne.
L’opera più bella, quella che avrei rubato nottetempo (oppure comprato, se avessi avuto i soldi), un Arlecchino di Mansouroff. L’ho appeso in mente.

 

20 gennaio 2013 - Intervista a La Stampa

Sabato 19 gennaio 2013, La Stampa ha pubblicato un’intervista girata pochi minuti prima della presentazione de “Il sarto di Picasso” al Circolo dei Lettori di Torino.

Grazie per l’attenzione e per lo spazio che il giornale ha dedicato al video.
Soprattutto grazie a chi lo ha realizzato con estrema accuratezza.

Questo il link per vedere il filmato.

20 gennaio 2013 - Circolo dei Lettori di Torino

Sempre giovedì 17 gennaio 2013, sempre alle sei (come “Qui Comincia”, vedi post precedente), ma del pomeriggio, ho presentato “Il sarto di Picasso” al Circolo dei Lettori di Torino.
E’ stata una bellissima serata condotta con Luca Beatrice, il padrone di casa: c’era tanto pubblico, interessato e catturato dalla storia di Michele Sapone e dei suoi amici artisti.
Non ero mai stato al Circolo dei Lettori e mi ha impressionato la quantità di gente che lo affollava, di tutte le età ed evidentemente di ogni ceto sociale: tante persone accomunate da una stessa passione per la lettura.

Quasi da non credere. Bravo Luca (non io)!

 

20 gennaio 2013 - “Qui Comincia” – Radio 3

Giovedì 17 gennaio 2013, Radio 3 ha dedicato un’intera trasmissione alla storia di Michele Sapone e al mio libro “Il sarto di Picasso”. Un’altra bella puntata della serie “Qui comincia”, curata in questo caso da Attilio Scarpellini.
Fa sempre un certo effetto sentire gli altri che parlano delle tue cose: c’è molto da imparare.
Sono molto orgoglioso di questa trasmissione (nella quale non ho fatto assolutamente nulla, se non ascoltarla e godermela).
Questo il link per risentire la puntata, scaricabile anche dal podcast di Radio 3.

20 gennaio 2013 - Accademia di Belle Arti

Lunedì 14 gennaio 2013 ho incontrato all’Accademia di Belle Arti di genova gli studenti delle classi di arte e scrittura, ospite di Cesare Viel ed Emilia Marasco.
Tema: “Il sarto di Picasso”, ovviamente.
Ho cercato di trasmettere quello che il sarto e la sua famiglia mi hanno insegnato a proposito dell’arte e della vita.
Ho parlato un paio d’ore, ma sarei andato avanti…

20 gennaio 2013 - Una settimana importante

Il nuovo anno si annuncia molto interessante, considerando che la settimana che si è appena conclusa è solo la terza e sono già successe un sacco di cose.

Nell’ordine:

– sabato 12 gennaio 2013: intervista a Radio 3 Suite;

– lunedì 14 gennaio 2013: incontro all’Accademia di Belle Arti di Genova con gli studenti di Arte e Scrittura;

– giovedì 17 gennaio 2013, alle 6.00 del mattino, va in onda a Radio 3 una trasmissione monografica di quasi un’ora dedicata al sarto di Picasso;

– giovedi 17 gennaio 2013, alle sei del pomeriggio (quindi alle 18.00), presentazione del libro al Circolo dei Lettori di Torino;

– sabato 19 gennaio 2013, LaStampa.it pubblica sul Tuttolibri un’intervista video girata al Circolo pochi mnuti prima della presentazione.

“Il sarto di Picasso” marcia sempre più rapidamente. Per fortuna faccio il podista e riesco a corrergli dietro…

Naturalmente grazie a tutti coloro che hanno reso possibile tutto ciò.

20 gennaio 2013 - Radio 3 Suite

Sabato 12 gennaio 2013, Radio 3 Suite ha parlato de “Il sarto di Picasso”. Questo il link per ascoltare l’intervista che è andata in onda alle 22.10 in diretta. La cosa buffa è che mi trovavo in un luogo estremamente suggestivo, ideale per parlare de “Il sarto di Picasso”, di arte e di artisti capaci di indossare la vita come un abito su misura.

Era l’abbazia di San Bernardino, dove una cara amica festeggiava i 40 anni. La chiesa (sconsacrata) è davvero magnifica, ma dotata di muri spessi metri, quasi impenetrabili dal segnale dei telefonini. Così mi sono sistemato al piano superiore, davanti a una finestra affacciata sul porto di Genova e sulla Lanterna.

Mentre parlavo alla radio ho chiuso gli occhi e ho scattato una foto. Con la mente.

17 dicembre 2012 - Il Sole splende 24 Ore su “Il sarto di Picasso”

Dopo alcune giornate di freddo e neve, è tornato a splendere il sole. Un sole un po’ speciale, che dura una giornata intera. Ventiquattr’ore, appunto, come i quotidiani.

Domenica 16 dicembre 2012, infatti, il Sole 24 Ore ha pubblicato nel prestigioso inserto domenicale una pagina dedicata alla storia del sarto di Picasso, alla sua straordinaria collezione di opere d’arte e di amicizie.

Una bella soddisfazione per me che quella storia l’ho scritta in un libro.
Grazie a tutti coloro che hanno lavorato all’articolo e grazie a tutti quei lettori che, invece di usare la pagina per pulire i vetri di casa o avvolgere il pesce al mercato, hanno pensato di conservarla per andare in libreria a chiedere de “Il sarto di Picasso”.

 

12 dicembre 2012 - Parole come note: “Il sarto di Picasso” a Cremona

Anche a Cremona si parla de “Il sarto di Picasso”.
“Il romanzo racconta, in maniera delicata ed emozionante, la storia di Michele Sapone, il ‘sarto degli artisti’…”
Parole come note, nella città della musica…
La recensione del libro è stata pubblicata il 10.12.2012 su “La Provincia di Cremona”.

4 dicembre 2012 - Napoli, galleria Al Blu di Prussia

Venerdì scorso sono stato a Napoli per presentare “Il sarto di Picasso” nella terra di Michele Sapone.
E’ stata l’occasione per discutere di alcuni temi centrali del libro, come ad esempio la salvaguardia del nostro patrimonio artistico.
A un certo punto ho detto che quando era bambino, Michele non tirava con la fionda alle vetrate di una fabbrica come i suoi coetanei di Manchester o Liverpool, ma al rosone della chiesa di Bellona; e quando faceva centro e tutti lo applaudivano, il suo sasso non colpiva un muro qualunque, ma un affresco dipinto da chissà chi, chissà quando.
Questa è l’Italia, soprattutto nel Sud. Dove l’arte si respira, spesso senza saperlo.

Parlare di queste cose è stato doppiamente interessante perché ero in una galleria d’arte ed ero a Napoli.
Accanto a me c’era Mimma Sardella, già soprintendente ai Beni Culturali della Campania.
Devo a lei questa serata e all’artista Maria Terracciano che ci ha fatto incontrare.
Alle volte la vita è strana. E lieve.

Con Davide Rampello

Con Mimma Sardella e Davide Rampello

Con “Il sarto di Picasso”

4 dicembre 2012 - “Il sarto di Picasso” sul Corriere della Sera

Sul Corriere della Sera è uscito un ampio articolo sul “sarto di Picasso” firmato da Francesca Bonazzoli.
Michele Sapone è diventato “l’uomo che mise Picasso in mutande” e il mio libro “una biografia che si legge come un romanzo”. Due definizioni che ci piacciono molto, a Michele e a me. Grazie.

23 novembre 2012 - Milano, libreria Centofiori

Martedì sera (20 novembre 2012) abbiamo presentato “Il sarto di Picasso” alla libreria Centofiori di Milano. E’ stata una serata speciale, piena di gente e di amici.
E’ stato bello condividere i temi del libro dopo mesi di lavoro solitario.
Si scrive da soli, ma si vive in compagnia. E i racconti degli scrittori servono anche a stare meglio insieme.

Un’altra cosa: i libri si scrivono da soli, parola dopo parola, pagina dopo pagina. Però non siamo mai soli a scriverli. Dietro la firma dell’autore ci sono decine di persone nascoste senza le quali il volume non vedrebbe mai la luce, tanto meno il successo.
Lo scrivo, per non dimenticarlo mai.

 

16 novembre 2012 - Faenza, Museo delle Ceramiche

La prima presentazione de “Il sarto di Picasso” si è svolta domenica 11 novembre 2012 nella strepitosa cornice del Museo delle Ceramiche di Faenza, una struttura di 15.000 metri quadrati che espone una collezione di quasi 10.000 pezzi (cui si aggiungono altre decine di migliaia di opere conservate e non esposte: un vero museo nel museo!).
Abbiamo fatto le cose in grande, con Ferruccio Filipazzi impegnato a leggere alcuni brani del libro, il Faxtet ad accompagnare la sua voce, il sottoscritto a raccontare i contenuti del libro e Davide Rampello a introdurre l’intero processo creativo.
Vicino a noi c’erano le ceramiche di Picasso, cui la direttrice del museo, Claudia Casali (che ringrazio moltissimo per il supporto, l’entusiasmo e… il magnifico pranzo), tiene particolarmente perché hanno costituito il nucleo fondamentale di opere su cui è rinato il Mic dopo i bombardamenti della guerra.

Pubblico attento, emozionato e partecipativo. Nella foto, Ferruccio Filipazzi e il Faxtet interpretano “Il sarto di Picasso”; l’autore c’è, ma non si vede. Tace e si gode lo spettacolo degli altri che dicono (bene) le sue parole.

8 novembre 2012 - La prima copia

“Il sarto di Picasso” è nato.
Adesso è un oggetto concreto, da leggere, sfogliare, annusare (irresistibile l’odore della carta fresca di stampa).
Tra un paio di giorni lo presenteremo a Faenza, nella prestigiosa cornice del Museo delle Ceramiche.
Saremo in tanti e sarà una bella festa. Ma ieri sera tardi, appena tornato a Genova da Milano, con la prima copia staffetta del libro in mano, ero solo ed ero felice.
Nella foto il libro sul tavolo di cucina (il nostro, di Cristina e mio, da quando ci siamo sposati ventiquattro anni fa).
Il sarto di Picasso è già di casa…

8 novembre 2012 - L’incipit del libro

Mentelocale, quotidiano online di cultura e tempo libero, ha pubblicato l’incipit de “Il sarto di Picasso” con alcune note di redazione aggiuntive. Bello leggere l’inizio del libro, accanto alle notizie e alle immagini della mostra di Picasso.
Il maestro che guarda se stesso attraverso gli occhi del suo sarto…
Grazie a Paolo, Laura e Luca per l’attenzione.

Questo il link dell’articolo.

8 novembre 2012 - Una lunga intervista

Booksblog ha dedicato ancora spazio a “Il sarto di Picasso” e al mio lavoro pubblicando una lunga intervista dove parlo del libro e di scrittura in generale. Sono molto felice del fatto che non sia stato tagliato niente e che mi sia stata data la possibilità di parlare con la massima libertà. Un’occasione rara. Grazie all’editore e a Sara, alias Kitsuné.

Questo il link dell’intervista

30 ottobre 2012 - “L’aroma delle note” diventa un CD

Il racconto “L’aroma delle note”, scritto nel 2011 e ambientato nella città di Aleppo, è diventato un CD intitolato “Quando la musica incontrò le parole”, interpretato da Ferruccio Filipazzi e dal Faxtet.

 

 

 

 

 

 

 

E’ un progetto che ancora una volta mi convince delle infinite possibilità espressive della parola quando incontra la musica. Una terra di frontiera, in larga parte ancora inesplorata, dove il testo diventa note e immagini. Uno spettacolo davvero completo, da vivere con tutti i sensi.

Complimenti a Ferruccio per la sua lettura, intensa e spontanea, buttata lì ad arte come il racconto richiedeva. E complimenti soprattutto agli amici del Faxtet, per aver realizzato il CD e aver composto note inattese sulle parole che avevo scritto.

Fa un certo effetto vedere come un sassolino buttato nello stagno possa generare cerchi sempre più ampi.
Serie di cerchi che crescono e continuano a crescere…

30 ottobre 2012 - Picasso, Sapone e Masia su Booksblog

Eccoci di nuovo su Booksblog.it uno dei più autorevoli e seguiti portali dedicati alla letteratura.

 

 

 

 

 

Sara Rania ha scritto un ampio articolo su “Il sarto di Picasso”, ponendo l’accento sull’importanza delle atmosfere del periodo e sull’intensità delle relazioni umane tra i protagonisti della vicenda, dall’incontro fortuito del sarto con Manfredo Borsi fino alla grande amicizia con Pablo Picasso e Alberto Giacometti, Hans Hartung e Gino Severini, Alberto Magnelli e Massimo Campigli.
Un’epopea che, come scrive Sara Rania, “è un vero e proprio invito alla lettura, elegantemente proposto da Luca Masia”.
Grazie.

30 ottobre 2012 - Viaggio in Italia con “Il sarto di Picasso”

Con un paio di settimane di ritardo sui tempi previsti di uscita, “Il sarto di Picasso” è finalmente in stampa e sarà nelle librerie alla metà del mese di novembre, contemporaneamente in Italia e in Francia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La prima presentazione è confermata a Faenza, l’11 novembre 2012, presso il Museo delle Ceramiche, alle ore 11.00 con Davide Rampello, ex presidente della Triennale di Milano e attuale direttore artistico di Expo 2015.

 

 

 

Pochi giorni dopo saremo a Milano, il 20 novembre 2012 presso la libreria Centofiori di piazzale Dateo alle ore 18.30, sempre con Davide Rampello.

 

 

 

 

 

Alla fine del mese andremo invece a Napoli, il 30 novembre 2012 presso la galleria “Al blu di Prussia” di via Filangieri, con la dott.ssa Mimma Sardella, curatrice ed ex soprintendente a Bari, nonché vice responsabile della Direzione regionale per i Beni Culturali della Campania.

 

 

 

 

14 ottobre 2012 - Picasso su misura

Oggi è uscito un bell’articolo di Anna Orlando sul Secolo XIX intitolato Il genio e il sarto: Picasso su misura. 
Una ricca presentazione da cui traspare l’anima del libro; la ricostruzione storica e la resa di quel clima di amicizia spontanea che ha legato Michele Sapone a Pablo Picasso, Hans Hartung, Alberto Giacometti e ai tanti artisti che hanno condiviso con lui anni intensi di vita.

Confermata inoltre la presentazione del libro a Napoli il 30 novembre presso la galleria “Al blu di Prussia”. Una data importante, considerando le origini napoletane del “sarto di Picasso”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

12 ottobre 2012 - Parlano di noi su Artblog.it

Oggi su artblog.it è uscito un articolo sulla storia del “Sarto di Picasso”.

Il libro andrà in stampa la prossima settimana. La prima presentazione è confermata il 29 ottobre alla libreria Feltrinelli di Genova con Laura Guglielmi, poi l’11 novembre al Museo delle ceramiche di Faenza con Davide Rampello, Ferruccio Filippazzi e il Faxtet.

Altre presentazioni sono in via di definizione (Milano e Napoli a novembre, Torino e Palermo a dicembre,  poi Roma, Cesate, Siena, Alba…)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 ottobre 2012 - “Il sarto di Picasso” su Mondadori

Prima ancora di nascere, “Il sarto di Picasso” comincia a camminare.
A una decina di giorni dall’uscita in libreria, gattona sulla rivista Mondadori, distribuita nelle 350 librerie della catena in Italia e – mi dicono – tirata in un milione di copie. Possibile?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prime date di presentazione del libro:

29 ottobre 2012 – Libreria Feltrinelli di Genova con Laura Gugliemi

11 novembre 2012Museo delle Ceramiche di Faenza con Davide Rampello

Nei prossimi giorni ulteriori date e informazioni sui singoli eventi.

14 settembre 2012 - Il Sole 24Ore parla del “Signor Chicco”

“Risveglia il capitano coraggioso che è in te.”
Così titola il Sole 24Ore del 24 agosto un articolo che presenta alcune biografie di italiani eccellenti che potrebbero insegnarci come uscire dalla crisi.
Tra questi volumi c’è il mio: “Il Signor Chicco: la vita straordinaria di un uomo qualunque” (Silvana ed. 2011).
Una storia davvero esemplare: la vita di un uomo che ha saputo salire molto in alto partendo da molto in basso e restando sempre in sano equilibrio a metà.
Da leggere, con passione e attenzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

16 agosto 2012 - La modella di Giacometti sul Sette del Corriere

Sul “Sette” del “Corriere della Sera” (allegato del 29 giugno 2012) è uscito un ampio articolo di Francesca Pini che anticipa alcuni dei contenuti del mio prossimo libro “Il sarto di Picasso”.
Parla soprattutto di Giacometti e del ritratto che fece ad Aika Sapone, la figlia del sarto napoletano.
Un pezzo interessante, da leggere in attesa del libro che uscirà a ottobre in Italia e in Francia presso Silvana Ed.

15 agosto 2012 - L’infinito polveroso: tributo a Giovanni Semerano.

In questo periodo sono immerso in un libro che considero straordinario, un vero pozzo da cui attingere idee.

Si intitola “L’infinito: un equivoco millenario” ed è il risultato di una vita di ricerche compiute da Giovanni Semerano, un linguista morto di recente che deve essere stato un uomo eccezionale. Intelligente, colto, ironico: un sapiente nel senso antico del termine, cioè colui che “sa fare”, “sa vivere”.

Per oltre quarant’anni ha esplorato la storia degli esseri umani scavando nelle origini etimologiche del greco, del latino e del sanscrito per riportare alla luce la lingua-madre accadica.

Per anni ci hanno educato al dogma della cultura indo-europea (i nazisti ci hanno ricamato tanto sopra…) e invece adesso sappiamo che la culla delle culture occidentali è l’antica civiltà semitica accadica.

antica tavola sumera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il libro smonta un’infinità di pregiudizi e ogni argomentazione di Semerano è come una dimostrazione matematica: una festa dell’intelligenza.

Un esempio: la celebre riflessione di Anassimandro dove si dice che “l’uomo nasce dall’infinito e all’infinito torna”. Per dire “infinito”, Anassimandro usa il termine “àpeiron”, da “péras” (limite) con l’alpha privativa. Semeraro ci porta invece indietro nel tempo e ci fa riascoltare i suoni di altre parole e di altri significati, come il semitico “apar” e l’accadico “eperu”, che si legano nel corso dei secoli all’ebraico biblico “aphar”. Queste parole, così assonanti al greco “àpeiron”, significano “polvere”.

L’uomo “nasce dalla polvere e alla polvere torna”. Semplice no?

Com’è semplice pensare che la parola “mano”, dal latino “manus”, ha attraversato il tempo senza una radice etimologica. Finché anche “la proiezione kantiana della mente” ha ritrovato la sua origine nell’accadico “manû”, che significa calcolare, computare.

Dunque la mano serve a far di conto.

Due esseri umani, quando si danno la mano, smettono di calcolare…

30 luglio 2012 - La Siria che non c’è – 5 –

L’attacco dell’esercito siriano alla città di Aleppo si è puntualmente verificato, in tutta la violenza temuta. Due giorni di guerra, centinaia di morti, migliaia di civili in fuga. Quindici anni fa passeggiavo per le vie di quella città e annotavo le mie impressioni. L’ultima pagina del taccuino di viaggio del 1997 è dedicata ad Aleppo.

***

Aleppo – mercoledì 15.07.1997

Oggi giornata di suk, di Cittadella, di cibo buono e di hammam.
Abbiamo trascorso una buona notte di riposo nel celebre Hotel Baron, monumentale e dimesso al tempo stesso. Uno di quei luoghi con l’aroma intenso della storia, delle cose che sopravvivono a se stesse e al loro passato. L’interno è prezioso, ma sconnesso. Dietro al banco sono appese le foto di Lawrence d’Arabia e Agatha Christie. Accanto a loro le immagini di tanti diplomatici e avventurieri che non conosciamo.

Al mattino, cambiamo del denaro e ci addentriamo nel suk di Aleppo, il grande mercato coperto che vive all’interno di un guscio fatto di pietre lavorate con rara maestria. E’ un’immensa tana, come un formicaio umano. I negozi hanno le volte in mattoni, le colonne d’ingresso decorate con bassorilievi di pregio. Se al suk di Damasco togli i clienti e le merci non rimane più niente; qui ad Aleppo, invece, restano i muri che contengono infinite storie.

Il mercato coperto è un ammasso di persone ma anche di animali, soprattutto asini. Nel suk di Aleppo gli asini possono trascorrere un’intera esistenza: nascere e morire in questo dedalo di vie, segnando il tempo della vita con il battere e il levare dei loro zoccoli.

asino nel suk di Aleppo

venditore nel suk di Aleppo (foto Giovanni di Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Superiamo montagne di saponi di Aleppo ben disposti sulle bancarelle ed entriamo nel negozio di un venditore di tappeti. E’ un amico. Passiamo il tempo a bere del tè e giocare a backgammon; sembra che vendere tappeti sia la sua ultima preoccupazione. Poi passiamo dal profumiere. In realtà è un falsario, un artista degli odori. I sapori dei banchi di spezie si mischiano ai profumi di questi surrogati di Opium e Chanel n°5. Essenze comunque da Mille e una notte.

E dopo il mercato, l’hammam. Cioè: dopo la carne, lo spirito. Siamo sempre nel suk, perché l’hammam al-Nahasin è dentro il mercato. Un ingresso quasi nascosto, con una piccola insegna e una porta in legno. Chiniamo la testa, scendiamo i gradini e di colpo ci troviamo immersi in un silenzio fresco, irreale. Immagino Bjork, la sua voce, che canta lenta graffiando i vapori dell’acqua.

Hammam al-Nahasin (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’esperienza dell’hammam va bevuta a piccoli sorsi: alcuni sanno di paradiso, altri mettono inquietudine, come se rimuovessero fantasmi nascosti. Mi viene in mente “Creatura di sabbia”: la storia della ragazza obbligata a diventare maschio e a frequentare l’hammam. Un’adolescenza giocata sempre in trasferta, da soli e in campo nemico. Partite perse…

27 luglio 2012 - La Siria che non c’è – 4 –

Sempre ricordando la Siria che non c’è – il luogo dove ho ambientato il racconto “L’aroma delle note” – riapro il taccuino di viaggio del 1997 e leggo dell’autografo di Baggio nel deserto, rivedo le ruote di Hama con l’ombra degli Assad, infine il Krak des Chevaliers, con tanto vento intorno e colline sullo sfondo.

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Deserto, Hama e Krak des Chevaliers – martedì 14.07.1997

Ultimo respiro di deserto. Un gruppo di ragazzini (beduini, ma più civilizzati di quelli di ieri) hanno socializzato con noi e ci sfidano a pallone. Non è proprio come in “Mediterraneo”, ma quasi. Alla fine, siccome siamo italiani, saliamo in cattedra. Non perché siamo più bravi, ma perché parliamo la stessa lingua di Baggio. Lo conoscono tutti e ci chiedono il suo autografo. Io so scrivere Baggio, ma spiego che non è la stessa cosa. Uno di loro scrolla le spalle e torna a giocare palleggiando con disinvoltura. Dice qualcosa in arabo ai compagni. Io capisco solo “Zidane”.
Secondo me ha detto:
– Va be’ ragazzi, oggi faccio Zidane.

 

 

 

 

 

 

 

Perdiamo ai rigori e proseguiamo verso Hama dove ci fermiamo a dormire. Tra le immense norie, le ruote che sembrano sospese sull’acqua del fiume urbano, mi raccontano la storia del massacro di Assad dell’82. Anche qui, come a Damasco e Aleppo, vediamo dei dipinti murali con la triade degli Assad: il padre in alto, il figlio Basil alla sua destra e Bashar, il dottore, più sotto. Mi spiegano che accanto ad Assad c’è scritto “il mito”; accanto a Basil “il martire” e accanto a Bashar “la speranza”. Sembra un tipo così mite; ha studiato a Londra ed è cresciuto in Europa, forse alla morte del padre non sarà lui il nuovo dittatore. La speranza…

Le ruote di Hama (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Usciamo dalla città e procediamo verso le colline al confine con il Libano. La terra piatta e arsa del deserto si è mossa e tinta di verde. Chiudo gli occhi (non guido io) e quando li riapro mi sembra di essere in Toscana. I villaggi sono quasi tutti cristiani. Le donne non hanno più il velo. Fa meno caldo e c’è più umido; dev’essere l’aria del mare. Qualcuno indossa la jellabia, ma sono davvero pochi.

Krak des Chevaliers (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalla cima di un rilievo, il Krak des Chevaliers domina il passo di Homs. Sembra un gigante addormentato con la pelle grigia e squamosa. Saliamo e siamo ospiti dei Templari. E’ un’altra Palmira, ma dei Crociati invece che dei Romani. Un altro luogo intatto, dove ti muovi come a casa tua. Nessuno ci chiede nulla, nessuno ci impone nulla. Il castello è aperto, non c’è una biglietteria, non c’è un a guida, non c’è un bookstore. Non c’è niente. Solo vento, e pietre. Segni di arretratezza? Tracce di un passato che resiste alla modernità del marketing culturale e della modernità occidentale o piuttosto i segni tenaci di una sapienza antica? Diceva sant’Agostino che la memoria non è il passato delle cose, ma il presente delle cose passate. Giusto.

22 luglio 2012 - La Siria che non c’è – 3 –

Oggi in Siria è stata una giornata più tranquilla delle precedenti (a parte che la Turchia ha schierato missili terra-aria lungo il confine). Mi sembra un buon momento per presentare la terza pagina del mio vecchio taccuino di viaggio del luglio 1997. Oggi prime sabbie del deserto…

Deserto – martedì 15.07.1997
Lasciata Palmira c’è solo deserto. Lungo la pista incontriamo solo due villaggi che sembrano sobborghi (bombardati) di Beirut. A guardare bene, nel deserto siriano si vedono spesso anche delle pecore. La guida ce le indica in lontananza; ci sono anche le tende dei beduini e dei cammelli.

 

 

 

 

 

 

 

Mio cognato, che vive a Damasco da alcuni anni, mi aveva raccontato una storiella interessante a proposito dei beduini e dei loro cammelli. Lui è svizzero e lavora per una ditta elvetica. Un giorno erano arrivati a Damasco dei manager tedeschi per trattare un affare con lui. Com’è noto, svizzeri e tedeschi non vanno molto d’accordo. A Zurigo girano gustose barzellette dove uno svizzero e un tedesco devono cavarsela in situazioni pericolose (tipo l’aereo che sta precipitando) e dei due uno fa la cosa giusta e il tedesco quella sbagliata.

Bene, durante le trattative, mio cognato svizzero e i manager tedeschi si prendono un giorno di ferie e vanno in gita nel deserto. Per strada incontrano dei beduini con i loro cammelli. Uno dei tedeschi dice:
– Ah, come vorrei mollare tutto e venire qui nel deserto, vivere come i beduini e non avere più preoccupazioni.
Mio cognato lo guarda e a denti stretti gli dice:
– Quando il cammello sta male, il beduino ha preoccupazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sorrido. Mi immagino la battuta detta in tedesco con l’accento svizzero: una finezza. E intanto ragiono sul fatto che anche qui, nel posto più affascinante e inospitale della terra, l’uomo trova qualcosa da fare. Fosse solo sdraiarsi a terra accanto al proprio cammello quando sta male.

20 luglio 2012 - La Siria che non c’è – 2 –

Oggi sono morte più di 300 persone a Damasco durante gli scontri tra l’esercito di Bashar al Assad e gli oppositori del regime. Oltre trentamila civili sono rifugiati in Libano. Quindici anni fa, nella Siria che non c’è, passeggiavo per le vie di Damasco e cercavo una macchina per andare a Palmira. All’epoca Bashar era un medico di cultura occidentale, un uomo che sembrava mite e del tutto indifferente alla politica del padre e del fratello maggiore, che sarebbe morto dopo poco quasi obbligandolo a prendere il potere.
Ricordo quella Siria che non c’è pubblicando la seconda pagina del mio vecchio taccuino di viaggio. Oggi Palmira.

Palmira – lunedì 14.07.1997
Questo posto è magico, letteralmente. Intendiamoci, anche Paestum è un posto magico, ma qui la magia è self-service; non ci sono biglietti da pagare, recinti da valicare, flash da non far scattare. Qui non entri, arrivi. E vivi tra le rovine, passeggi, vai e vieni, fai quello che vuoi all’ora che vuoi. Le tre del pomeriggio non sono però l’orario migliore per fare qualcosa a Palmira. D’accordo che il clima è secco, ma il caldo è disumano. Mi rifugio sotto un fico e cerco il Paradiso in un sorso d’acqua. A proposito di Paradiso, mi viene in mente la Bibbia, il libro di Rut. In particolare un versetto in cui Booz, il padrone, discute sotto il suo fico. Mi ero sempre domandato perché venisse data tanta importanza a un fico; pensavo che si trattasse di un qualche richiamo divino al valore dell’umiltà. Adesso so che da queste parti possedere un fico è come avere uno yacht a Montecarlo. Una cosa da ricchi…

Palmira (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

Palmira, tempio di Bel (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Torno allo scoperto in serata. Giriamo per la città romana e piano piano prendiamo confidenza con il luogo. Il clima cambia molto a seconda della posizione del sole e della direzione del vento. Puoi fare quello che vuoi e nessuno ti dice niente. Cioè, gli antichi sono ancora qui che svolazzano. Invisibili. Ti guardano, li senti, ma ti lasciano fare. Basta che ti muova con rispetto e discrezione. Non è difficile: il luogo incute rispetto e ispira discrezione. Decido infine di fare due passi nell’agorà. Poi me ne vado al tempio di Bel e prima di cena faccio un po’ di vasche lungo il viale colonnato.

Qasr-al-Hayr (foto da Wikipedia)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Domani si va in gita nel deserto, al Qasr-al-Hayr. Per lavoro devo fare una ricerca di nomi. Così prendo il taccuino e me ne torno nell’agorà. Mi sdraio su una pietra tiepida e penso. Non mi viene in mente niente, ma sono felice lo stesso. Più felice.

19 luglio 2012 - La Siria che non c’è: postcards from the edge.

Anche oggi in Siria si spara. Il paese è in guerra, con se stesso innanzitutto. Una guerra civile – forse di liberazione – scatenata dalla violenza del regime e da quarant’anni di dittatura.

Quindici anni fa, nel mese di luglio del 1997, ero in Siria. Non era un paese libero, ma potevo visitarlo e cercare di capirlo. L’anno scorso ho scritto un racconto sul caffè intitolato “L’aroma delle note” e l’ho ambientato nella città di Aleppo che ricordavo. Il racconto è stato pubblicato ed è diventato anche un concerto e uno spettacolo teatrale. Ha portato in scena una Siria che non c’è.

Di quel viaggio ho ritrovato alcune immagini (diapositive, perché le macchine digitali non c’erano) e alcuni fogli di appunti. Li ho riletti e mi sono sembrati come cartoline da un mondo lontano: postcards from the edge.

Voglio pubblicarle così com’erano, senza cambiare niente, per ricordare la Siria che non c’è.

Le immagini invece sono di Giovanni Camici che ringrazio per l’aiuto e la disponibilità. Le mie diapositive – difficili da scannerizzare – restano nei loro raccoglitori. Le guardo in controluce, puntandole verso il cielo.
Altre cartoline da un tempo lontano.

città di Damasco (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Damasco – sabato 12.07.1997

Oggi ho visto molte cose, alcune interessanti, altre utili. Tra le cose utili metto senz’altro il fatto di aver imparato i numeri indiani che usano gli arabi; sì, perché quelli arabi li usiamo già noi. Non sono diventato Fibonacci, ma almeno quando voglio comprare qualcosa nel suk so quanto devo spendere e non mi fregano più.

evoluzione dei numeri.

 

 

 

 

 

 

 

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Tra le cose interessanti segnalo invece la grande moschea degli Omayyadi. Non starò a dire quanto sia bella e ricca e affascinante; dirò piuttosto della gente e dell’aria di festa che si respirava all’interno durante la funzione. Un’orda di bambini scorrazzava in mezzo ai corpi raggomitolati dei fedeli. Li guardavo sgusciare tra gli adulti e talvolta incespicare nei piedi o nelle mani di qualcuno, oppure nelle pieghe dei tappeti stesi a terra. Qualcuno di loro, tanto per prendere fiato e fare qualcosa di diverso, smetteva di correre e s’inginocchiava a terra, ribaltandosi a testa in giù nel tentativo di imitare i genitori. Solo che davano tutti la schiena al profeta, e quando abbassavano la testa gli alzano il sedere in faccia.

moschea del Omayyadi (foto di Giovanni Camici)

interno della moschea (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

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Dirò anche del suk, e di come tutti, ma proprio tutti qui a Damasco, abbiano sempre qualcosa da fare. In Siria la metà della popolazione è disoccupata, però non si vede perché nei mille (e uno) negozi del bazar sono tutti indaffarati a muovere qualcosa. Magari solo aria.

suk di Damasco (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

12 luglio 2012 - Picasso in copertina.

La copertina di un libro è uno degli elementi fondamentali del suo successo. Dopo aver trascorso oltre vent’anni a lavorare in pubblicità, dovrei saperlo bene. Eppure, negli ultimi tempi, tendevo a non occuparmi delle copertine dei miei libri, lasciando l’editore libero di agire per il meglio. Come se, in qualche misura, volessi dimenticare le mie origini di art director e rifugiarmi nei successivi panni di copywriter e scrittore. Niente di più sbagliato. L’autore deve, a mio avviso, interessarsi anche alla grafica del suo libro, perché l’immagine di copertina, l’impaginazione del testo e la scelta delle fotografie sono elementi visivi che incidono in maniera spesso determinante sulla fruizione del testo.

Ogni libro è un viaggio, per chi lo scrive e per chi lo legge. E l’immagine di copertina fa parte di quel viaggio, come l’incipit e la fine. Oggi ho una consapevolezza diversa del mio ruolo di scrittore e partecipo volentieri a tutto ciò che accompagna la scrittura. E allora, quale copertina scegliere per “Il sarto di Picasso”, in uscita in Italia e in Francia il prossimo autunno?

Non abbiamo ancora deciso, però c’è un’immagine che amo molto e che sintetizza l’amicizia tra Pablo Picasso e il suo sarto Michele Sapone. In un precedente post avevo pubblicato la fotografia di David Duncan (scattata il primo aprile 1957, alla Californie di Cannes), dove si vedeva l’artista realizzare una caricatura del sarto.

In pochi tratti di pastello a cera, Picasso aveva saputo racchiudere tutta la personalità del “bandito Sapone”, tutta la sua spumeggiante vitalità. Vengono alla mente le parole di Alberto Giacometti, quando nel 1959, dipingendo il ritratto di Aika (la figlia di Sapone) si lamentava di non riuscire “a cogliere la somiglianza” e diceva alla ragazza, immobile di fronte a lui:
– Picasso sì che avrebbe fatto un bel ritratto!

1 aprile 1957, La Californie – Cannes. “Ritratto del bandito Sapone”, Picasso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6 luglio 2012 - “Mi piace” il sarto di Picasso.

“Il sarto di Picasso” sta per essere tradotto in francese, ma nel frattempo la prima stesura del libro è stata letta da alcuni “autorevoli” amici. Persone che mi sono vicine nella vita e nel lavoro, alle quali chiedo sempre un’opinione personale sulle cose che scrivo prima che vengano pubblicate. Tra tutti i commenti ne segnalo tre, particolarmente positivi.

Il primo è di Guido Leotta, scrittore, editore e musicista. Mi ha mandato una mail che era già una recensione.
Di seguito le sue parole:
Che la realtà superasse di gran lunga la fantasia è una faccenda banale già nota a tutti. Ma “questa” realtà che Luca Masia ci racconta, con stile, ha un ritmo così incalzante fin dalle prime pagine che potrebbe costituire la sceneggiatura per un film d’azione… Col pregio che la (documentatissima) azione, in queste pagine, si muove con eleganza e tatto, con alcune pennellate d’ironia (che non guasta). E con tanta partecipazione emotiva, che si comunica immediatamente al lettore, trascinandolo nel mondo dell’arte più sublime e in un’epoca magica, così ricca di creatività da lasciare senza fiato. Come in un film in 3D noi ce ne stiamo lì, comodamente seduti nella bottega di Sapone, nel salotto di Picasso (& Co.), a godere di ogni sfumatura di colore e – persino – del profumo della pastasciutta che sigilla i momenti più gioiosi o toccanti.

Il secondo commento è di Davide Rampello, regista e direttore artistico, presidente del Padiglione Zero di Expo 2015:
Complimenti Luca, hai fatto di un memoir un vero romanzo; un racconto avvincente dove con grande sensibilità hai saputo fondere la ricerca documentaria con la capacità di immedesimarti nei personaggi (e che personaggi, da Picasso a Giacometti, da Hartung a Severini…) e nell’epoca storica (e che epoca: la volontà della ricostruzione, i sogni degli anni cinquanta, il boom dei sessanta…).Hai saputo ascoltare e metterti sulla lunghezza d’onda della memoria, permettendo al lettore di “entrare” nella vicenda e dialogare con i suoi protagonisti. Leggendo (d’un fiato) il tuo libro, sembra di ascoltarne le voci, coglierne i pensieri, anche quelli più nascosti! Un risultato eccellente, davvero.

Il terzo è invece di un mio caro amico, compagno di tante corse su e giù per i bricchi di Genova. Si chiama Mauro Semonella e non è né un direttore artistico né un editore, ma un intelligente imprenditore (la sua ditta si chiama Tigullio Design) oltre che un appassionato podista. Mi ha detto una cosa molto bella, e me l’ha detta mentre correvamo nei boschi del Peralto:
– Luca, ho iniziato il tuo libro al mattino e prima di pranzo ero già a pagina 120. Ho dovuto interrompere, ma non vedevo l’ora di tornare a leggere. L’ho finito la notte, e l’indomani sono andato alla Feltrinelli a sfogliare dei volumi d’arte di Picasso e Giacometti. Il tuo libro mi aveva fatto nascere un interesse che non sapevo di avere.

Grazie a tutti e tre. E grazie soprattutto a chi tra i primi lettori ha invece espresso dei giudizi negativi. Nel lavoro di editing ho tenuto conto soprattutto del loro parere.

Foto David Duncan – La Californie, Cannes 1957: Picasso mentre disegna una caricatura di Michele Sapone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3 luglio 2012 - La bellezza dell’editing.

In un precedente post avevo annunciato di aver terminato la prima stesura del mio ultimo libro intitolato “Il sarto di Picasso”. Da un paio di giorni ho iniziato la fase di editing, che durerà circa un paio di settimane. In questo periodo leggerò “il sarto” almeno tre, forse quattro volte. E’ un lavoro che mi piace molto, perché mi obbliga a concentrarmi sulla forma definitiva da dare al testo. I contenuti sono ormai a posto; ciò che conta adesso è solo la forma, capace di esaltare o deprimere il racconto. Dopo tanti colpi di accetta è il momento di lavorare di lima, affinché le frasi scorrano lievi e si leghino le une alle altre dando vita a una narrazione fluida e omogenea.

Come dicevo, dedico sempre molta attenzione al lavoro di editing, scrivendo e riscrivendo interi periodi. Quante volte? Dipende. A un certo punto mi fermo, quando mi tornano in mente le parole di Raymond Carver che diceva che un testo è veramente a posto solo quando ti accorgi di mettere ciò che hai appena tolto e togliere ciò che hai appena messo.

La raffinata bellezza del lavoro di editing è che ti permette di abbracciare il tuo testo e dargli finalmente le giuste misure. Un po’ come faceva Michele Sapone (il sarto di…) con Picasso in questa bella foto di André Villers (La Californie, Cannes, 1956).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

27 giugno 2012 - Il Caravaggio rubato

Qualche giorno fa ho letto che Luca Scarlini ha scritto un libro su un Caravaggio (ed. Sellerio) rubato a Palermo, si dice dalla mafia. Il quadro era posto sopra l’altare dell’Oratorio di San Lorenzo. Non ho ancora letto il libro ma lo farò senz’altro, perchè parla di una storia che conosco bene e che mi è rimasta nel cuore. Nove anni fa, l’Oratorio di San Lorenzo era stato riaperto al pubblico dopo un lungo periodo di restauri. Una stanza piccola, rettangolare, di un bianco abbagliante. Il bianco degli stucchi di Giacomo Serpotta che letteralmente ricoprono le pareti della chiesa. Quell’anno, il Comune di Palermo aveva deciso di dedicare alla figura di Giacomo Serpotta tutte le manifestazioni natalizie. Mi chiesero di scrivere uno spettacolo che  facesse conoscere il maestro dello stucco al pubblico palermitano, trecento anni dopo la sua morte.

Abbiamo realizzato un monologo in cui Serpotta, in punto di morte, detta a un invisibile notaio il suo testamento. Era il pretesto narrativo per farlo parlare di sé, della sua arte, della sua vita. L’attore che lo interpretava era Mariano Rigillo (nella ripresa del 2004 sarebbe stato Ludovico Caldarera, nella foto) il teatro l’Oratorio di San Lorenzo. Tutto bianco, con un rettangolo di cemento vivo posto sopra l’altare. Lì c’era la Natività del Caravaggio. Una ferita grigia al centro di una parete bianca. Un pezzo di cemento, in mezzo agli stucchi del Serpotta.

 

 

 

 

 

 

 

 

21 giugno 2012 - Luca Masia è su Facebook

Oggi è nata la mia pagina Facebook.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

18 giugno 2012 - “L’aroma delle note” on stage

In anteprima un paio di frammenti video dell’ultimo concerto del Faxtet, solido e affermato gruppo jazz che con l’attore Ferruccio Filippazzi ha interpretato il mio racconto “L’aroma delle note” sul palco del 24° Tratt’n Festival di Faenza.

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14 giugno 2012 - “Il sarto di Picasso” è confezionato.

Ho appena finito di scrivere “Il sarto di Picasso”. Come speravo, si tratta di un memoir godibilissimo che si legge come un romanzo (il romanzo della vita…) e si “studia” come un saggio. Duecento pagine di aneddoti concatenati gli uni agli altri per scoprire il lato più vero e nascosto di grandi maestri dell’arte del Novecento come appunto Picasso, ma anche Giacometti, Severini, Hartung, Burri, Campigli, Magnelli, Arp, Delaunay e tanti altri, magari meno noti e fortunati, come ad esempio Robert Malaval.

Il volume è adesso in revisione, sarà poi tradotto in francese e uscirà subito dopo l’estate, sia in Italia sia in Francia, completato da un centinaio di immagini inedite. In questi giorni si sta anche parlando di uno spettacolo teatrale basato proprio sul “Sarto di Picasso”. Un progetto molto interessante che potrebbe aprire nuove strade alla mia scrittura.

Nel frattempo è andato in scena il racconto sul caffè “L’aroma delle note” con le musiche del Faxtet (Libri > Narrativa > Blue Jazz Café). Due sere fa, concerto a Faenza nella prestigiosa sede del Museo delle Ceramiche, tra le opere di Mimmo Palladino, nella cornice del Tratti’n Festival 2012. Successo notevole, davvero oltre le aspettative; merito dell’attore Ferruccio Filippazzi, dei musicisti del Faxtet, e un po’ anche del mio racconto. L’idea è adesso di replicare il format con uno spettacolo più ampio e articolato, sempre sul tema del cibo. A breve tutte le novità.

Infine, sempre a proposito di caffè, dovremmo essere “a tiro” con il libro Lavazza. Speriamo di farcela prima dell’estate. Ma non dipende da me…

Prossimo progetto a breve, la biografia di Giampiero Cantoni, ultimo presidente della Fiera di Milano, recentemente scomparso.

2 dicembre 2011 - La Fiera si mette in mostra

Ieri sera, presso la sala Colonne di Palazzo Giureconsulti a Milano, si è svolta la presentazione ufficiale del libro che ho scritto sulla Fiera Campionaria di Milano. La sala era piena di gente, interessata al libro e alla storia della Fiera. Sul palco dei relatori anche Giulio Sapelli e il presidente Cantoni. A me spettava il compito di presentare i contenuti del volume: l’ho fatto parlando a braccio, per un tempo molto più lungo del previsto, cercando di non addormentare la platea. Sembra che l’interevento sia stato molto apprezzato, soprattutto da Giulio Sapelli, seduto accanto a me. Mi ha fatto particolarmente piacere un passaggio del suo intervento in cui ha elogiato l’importanza della Storia scritta dai narratori, che riescono a trovare le parole giuste per farla conoscere e amare dai lettori. Poi ha aggiunto – rivolgendosi al presidente della Fiera – che sarebbe opportuno realizzare una versione in brossura agile ed economica del libro, per portarlo nelle scuole e farlo leggere agli studenti. Bei complimenti. Grazie.

Anch’io sono molto contento del lavoro svolto e sono addirittura entusiasta del libro. Averlo tra le mani, con le sue quasi quattrocento pagine, mi ha reso felice. Alla faccia degli e-book. In questo sono molto all’antica.

Prossimo appuntamento con la stampa e il pubblico sarà il 19 dicembre a Como per la presentazione della biografia sul “Signor Chicco”, ovvero Pietro Catelli fondatore del Gruppo Chicco Artsana.

Intanto è iniziato il lavoro finale di preparazione del prossimo libro. Come già anticipato sarà un tuffo nella grande arte del Novecento seguendo le memorie di Aika Sapone, celebre gallerista di Nizza e figlia di Michel Sapone: “il sarto di Picasso”. Il volume sarà destinato al grande pubblico e dovrebbe uscire in libreria in Italia e in Francia nella prossima primavera.

Le vicende interne alla Lavazza (arrivo di un nuovo AD e cambi al vertice dell’azienda) hanno invece rallentato l’uscita del volume che ho scritto tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 . Vedrà la luce l’anno prossimo, forse nella tarda primavera, più probabilmente in autunno.

con Storer, Cantoni e Ferrari

bla, bla, bla…

mentre parlo del manifesto di Piero Todeschini del 1929

21 luglio 2011 - Born to run

Siamo quasi in vacanza, ma la tastiera del computer non smette di lavorare. Negli ultimi tempi ho terminato il libro Lavazza che è attualmente in revisione e che dovrebbe essere pubblicato entro la fine dell’anno; ho poi scritto la biografia del «signor Chicco», ovvero «la storia straordinaria di un uomo qualunque». Mi riferisco naturalmente a Pietro Catelli, l’imprenditore comasco che nel dopoguerra ha creato il gruppo Chicco Artsana. Sono molto soddisfatto di questo testo che sarà presentato alla fine di settembre e distribuito in libreria nel mese di ottobre.
In questo periodo ho anche scritto un paio di racconti per Mobidyck. Il primo si intitola «L’assedio di Parigi», è dedicato alla Sicilia e all’opera dei pupi ed è stato pubblicato sulla rivista letteraria «Tratti» del mese di febbraio 2011. Il secondo, recentissimo, è «L’aroma delle note»: un testo dedicato al caffè e alla musica dissolta nelle strade di Aleppo in Siria, che sarà inserito nell’ultima produzione discografica del Faxtet di Guido Leotta.
Le schede di entrambi i testi sono pubblicate nella sezione Libri>>Narrativa.

Sul fronte dei nuovi progetti ho proseguito con successo le interviste alla famiglia Sapone di Nizza, rievocando i ricordi di un’infanzia spesa negli atelier di Picasso, Giacometti, Magnelli, Severini, Hartung, Burri e tanti altri maestri del Novecento. Penso che scriverò «Il sarto di Picasso» alla fine dell’anno per poi pubblicarlo nella primavera del 2012.
E’ invece di questi giorni l’inizio di un nuovo progetto che riguarda la Fondazione Fiera di Milano. Si tratta della storia della gloriosa Fiera dalle origini fino al 1987, attraverso i manifesti e le pubblicazioni d’archivio. Una piccola chicca che scriverò nel corso dell’estate e che sarà pubblicata presso Silvana Ed. tra ottobre e novembre.

Per adesso è tutto. Domani tornerò a battere sui tasti, ma questa sera mi regalo una bella gara di corsa con i miei figli. Born to run…

16 gennaio 2011 - Buon anno e buone notizie

 

Gli ultimi cinque mesi sono stati molto intensi sul fronte della scrittura. Alcuni progetti si sono conclusi, altri sono stati avviati, altri ancora sono stati acquisiti oppure solamente pensati. Ma andiamo con ordine:

– Il 15 ottobre abbiamo presentato il libro sulla storia di Limbiate e del territorio delle Groane. Sono molto soddisfatto del lavoro, in qualche misura nuovo per me. Il libro è scorrevole e ricco di informazioni, in particolare sulle questioni che hanno direttamente interessato il territorio di Limbiate e delle Groane. Ad esempio la dominazione longobarda, la vita intorno all’anno Mille documentata da alcune preziose pergamene, la Milano degli Sforza, l’episcopato di Carlo Borromeo, l’Illuminismo dei Verri (imparentati con la famiglia Castiglioni di Limbiate), il dispotismo illuminato di Maria Teresa d’Austria, la campagna d’Italia di Napoleone che soggiornò alcuni mesi presso villa Crivelli a Mombello, i moti risorgimentali che videro tanti limbiatesi combattere in prima fila per l’unità d’Italia e infine le recenti vicende dell’ospedale psichiatrico di Mombello e l’immigrazione selvaggia del dopoguerra.

La scheda del volume è disponibile nella sezione Libri>>Altre pubblicazioni.

– Il 20 dicembre ho invece consegnato la prima stesura del volume Lavazza, che è in lettura in questi giorni e che sarà pubblicato tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo. La storia della famiglia Lavazza è molto interessante e costituisce un valido esempio di come si possa fare imprenditoria lavorando sul prodotto e sulla sua qualità, sul rapporto con i consumatori, sulla responsabilità sociale dell’impresa e sulla sua dimensione etica. Una vicenda che inizia alla fine dell’Ottocento, nel comune di Murisengo, un piccolo villaggio dell’alessandrino dominato dalla fortezza dove Silvio Pellico scrisse la Francesca da Rimini. A Murisengo nacque Luigi Lavazza, fondatore dell’azienda, giunta oggi alla quarta generazione dopo 115 anni di storia e di successi.

– Nei giorni scorsi ho poi avuto la conferma che dovrò scrivere un libro sulla vita di Petro Catelli, fondatore di aziende come Chicco e Artsana, grande imprenditore e grande uomo, morto nel 2006 a 85 anni. Sarà un libro simile a quello realizzato in memoria di Rodolfo Pizzi. Un bel progetto, da scrivere entro l’estate e pubblicare in autunno.

– Infine un nuovo progetto, ormai acquisito, ma del quale parlerò più diffusamente in una prossima news. Anticipo solo che si tratta della storia di una donna straordinaria che ha vissuto al fianco di alcuni tra i più grandi artisti del Novecento, da Picasso a Giacometti, da Burri ad Hartung. Attraverso i suoi ricordi, il libro getterà nuova luce sulla vita, il pensiero e l’opera di tanti maestri del nostro tempo. Un volume è destinato a un pubblico molto allargato, un’occasione imperdibile per tutti gli amanti dell’arte.

Per il momento è tutto. Ancora buon anno e buone letture!

 

 

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5 agosto 2010 - Un anno di lavoro

E’ passato poco più di un anno dall’ultima news. Pochissimo, per chi scrive. Se i tempi dell’editoria sono così lenti, la colpa è in buona parte anche degli autori! Riprendo il filo del discorso da dove l’avevo lasciato nel post precedente per dire che lo scorso febbraio è stato “finito di stampare” l’annunciato volume su Rodolfo Pizzi. Si tratta di un piccolo gioiello editoriale che – ne sono certo – sarebbe piaciuto anche a Rodolfo e Amilcare Pizzi. Il testo nasce dalla rielaborazione dei racconti di chi gli è stato vicino e con lui ha condiviso alcuni spazi di vita. Le mie parole sono poi arricchite dalla scelta di alcune poesie che sottolineano, senza retorica, i caratteri fondamentali della sua personalità. Nella sezione Libri>>Altre pubblicazioni presento il volume con alcuni estratti del testo e una selezione di immagini.

L’altra bella notizia è che proprio in questi giorni ho terminato la stesura del libro storico su Limbiate. Si sta adesso lavorando alla parte iconografica e all’impaginazione. La presentazione è fissata per l’inizio di ottobre, ma le testate locali stanno già annunciando il volume.
Il Giornale di Desio ha infatti titolato:
PROSSIMA PUBBLICAZIONE:
LIMBIATE, UN LIBRO STORICO CHE SI LEGGE  COME UN ROMANZO…
Sono molto soddisfatto del lavoro. Si tratta infatti di un’appassionante galoppata che parte dalla formazione geologica della Pianura Padana e giunge fino agli anni sessanta del Novecento in un continuo gioco di rimandi tra Storia e storie, generale e particolare. Il territorio di Limbiate, posto sul “limitare delle Groane”, rimane in ogni epoca protagonista del libro, ma si inserisce di volta in volta in un più ampio contesto geografico, storico e umano.

La terza notizia importante è che sto lavorando a un nuovo libro, dedicato alla famiglia e all’impresa Lavazza. Ho appena terminato le interviste e nel corso dell’estate lavorerò alla scaletta del testo. A settembre inizierò a scrivere e l’uscita è prevista per il mese di febbraio del 2011.
Nel prossimo post – che sarà dedicato alla presentazione del libro su Limbiate – approfondirò anche i contenuti del volume Lavazza.

Altri progetti affollano la scrivania. Anche di questo parlerò nelle prossime news.
Tra meno di un anno, promesso a me stesso…

 

 

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18 luglio 2009 - Progetti vecchi e nuovi

Aggiorno la sezione delle news con una notizia vecchia di almeno sei mesi. Nel periodo natalizio è infatti uscito il libro Alemagna. Nei mesi scorsi ho raccolto numerosi riscontri positivi: il libro piace e soprattutto colma un vuoto nella storia gloriosa del marchio Alemagna (è di questi giorni un possibile passaggio di mano dalla Nestlè alla Bauli).

A questa notizia (un po’ al limite della data di scadenza), se ne affiancano due invece freschissime:
– la prima riguarda il volume in memoria di Rodolfo Pizzi; la stesura è ormai completata, le bozze sono in fase di impaginazione e credo che il libro andrà in stampa subito dopo l’estate.
– la seconda riguarda invece un nuovo progetto sulla storia di Limbiate, un comune alle porte di Milano celebre per le sue notevoli dimore storiche e per un grande ospedale psichiatrico.
Dedicherò l’estate allo studio dei documenti esistenti, poi a settembre inizierà una campagna di studio presso l’archivio storico della città. Entro la fine dell’anno dovrei iniziare a scrivere per poi consegnare il testo nella primavera del 2010.

Buone vacanze a tutti!

 

 

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6 novembre 2008 - AA

Questa settimana ho consegnato le bozze finali del libro Alemagna. Le didascalie sono a posto, l’impaginato pure. Ormai tutto è pronto per andare in stampa. Un altro volume si aggiunge alla lista; è sempre una bella soddisfazione.
La bella notizia, però, è che Giorgio Armani ha scritto la prefazione. Un’altra bella soddisfazione!
Ci sono almeno tre ragioni che legano i marchi Armani e Alemagna.
La prima – tanto per ridere – è che iniziano entrambi per A. La seconda – più seria –  è che rappresentano due storie esemplari dell’eccellenza imprenditoriale milanese. La terza – la più curiosa e divertente – è che il concept store Armani sorge in via Manzoni proprio nei locali che furono di uno dei mitici caffè Alemagna.

E’ come se Alemagna avesse passato il testimone ad Armani. Non solo idealmente.
La prossima volta che entrate nel negozio Armani, magari sotto Natale, annusate bene vicino alle pareti. Potreste sentire il profumo del panettone appena sfornato.

 

 

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6 ottobre 2008 - Presentazione del libro Sutter

Mercoledì 15 ottobre, alle ore 11.30, la Sutter festeggerà i 150 anni di vita dell’azienda con una tavola rotonda all’hotel Four Season di MIlano. L’incontro sarà coordinato da Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole 24Ore. Tra i presenti anche Andrea Illy, amministratore delegato della Illy Caffè.

Nel corso dell’evento sarà presentato alla stampa anche il mio libro. Ci si vede al Quattro Stagioni…

 

 

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18 luglio 2008 - Libiam nei lieti calici

Cheers!
Brindiamo con questa prima news alla nascita del sito che si occupa della mia attività di scrittore.
Ci pensavo da parecchio tempo e finalmente sono riuscito a farlo venire al mondo con l’aiuto di Paolo e Franco. Grazie.
La giornata di oggi è particolarmente propizia per inaugurare il sito perché proprio questa mattina ho consegnato la stesura definitiva di un libro sulla famiglia Alemagna e la sua azienda, nata all’inizio degli anni venti e finita nella nebulosa Sme alla metà dei terribili anni settanta. Il libro dovrebbe andare in stampa subito dopo l’estate ed essere presentato in autunno.
Ieri invece ero a Milano per realizzare una serie di interviste su Rodolfo Pizzi, grande editore e stampatore. Un protagonista della Milano del dopoguerra. Quest’estate inizierò a scrivere un libro su di lui che dovrebbe essere pronto all’inizio dell’anno prossimo.
Altre novità interessanti riguardano la Triennale e il progetto di libro sull’ideazione e realizzazione del padiglione Italia al prossimo Expo di Shangai 2010.
Se mi pagano con un viaggio laggiù, faccio già un affare!


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