Archive for 2012

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Picasso, Sapone e Masia su Booksblog

Eccoci di nuovo su Booksblog.it uno dei più autorevoli e seguiti portali dedicati alla letteratura.

 

 

 

 

 

Sara Rania ha scritto un ampio articolo su “Il sarto di Picasso”, ponendo l’accento sull’importanza delle atmosfere del periodo e sull’intensità delle relazioni umane tra i protagonisti della vicenda, dall’incontro fortuito del sarto con Manfredo Borsi fino alla grande amicizia con Pablo Picasso e Alberto Giacometti, Hans Hartung e Gino Severini, Alberto Magnelli e Massimo Campigli.
Un’epopea che, come scrive Sara Rania, “è un vero e proprio invito alla lettura, elegantemente proposto da Luca Masia”.
Grazie.

Viaggio in Italia con “Il sarto di Picasso”

Con un paio di settimane di ritardo sui tempi previsti di uscita, “Il sarto di Picasso” è finalmente in stampa e sarà nelle librerie alla metà del mese di novembre, contemporaneamente in Italia e in Francia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La prima presentazione è confermata a Faenza, l’11 novembre 2012, presso il Museo delle Ceramiche, alle ore 11.00 con Davide Rampello, ex presidente della Triennale di Milano e attuale direttore artistico di Expo 2015.

 

 

 

Pochi giorni dopo saremo a Milano, il 20 novembre 2012 presso la libreria Centofiori di piazzale Dateo alle ore 18.30, sempre con Davide Rampello.

 

 

 

 

 

Alla fine del mese andremo invece a Napoli, il 30 novembre 2012 presso la galleria “Al blu di Prussia” di via Filangieri, con la dott.ssa Mimma Sardella, curatrice ed ex soprintendente a Bari, nonché vice responsabile della Direzione regionale per i Beni Culturali della Campania.

 

 

 

 

Picasso su misura

Oggi è uscito un bell’articolo di Anna Orlando sul Secolo XIX intitolato Il genio e il sarto: Picasso su misura. 
Una ricca presentazione da cui traspare l’anima del libro; la ricostruzione storica e la resa di quel clima di amicizia spontanea che ha legato Michele Sapone a Pablo Picasso, Hans Hartung, Alberto Giacometti e ai tanti artisti che hanno condiviso con lui anni intensi di vita.

Confermata inoltre la presentazione del libro a Napoli il 30 novembre presso la galleria “Al blu di Prussia”. Una data importante, considerando le origini napoletane del “sarto di Picasso”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Parlano di noi su Artblog.it

Oggi su artblog.it è uscito un articolo sulla storia del “Sarto di Picasso”.

Il libro andrà in stampa la prossima settimana. La prima presentazione è confermata il 29 ottobre alla libreria Feltrinelli di Genova con Laura Guglielmi, poi l’11 novembre al Museo delle ceramiche di Faenza con Davide Rampello, Ferruccio Filippazzi e il Faxtet.

Altre presentazioni sono in via di definizione (Milano e Napoli a novembre, Torino e Palermo a dicembre,  poi Roma, Cesate, Siena, Alba…)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Il sarto di Picasso” su Mondadori

Prima ancora di nascere, “Il sarto di Picasso” comincia a camminare.
A una decina di giorni dall’uscita in libreria, gattona sulla rivista Mondadori, distribuita nelle 350 librerie della catena in Italia e – mi dicono – tirata in un milione di copie. Possibile?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prime date di presentazione del libro:

29 ottobre 2012 – Libreria Feltrinelli di Genova con Laura Gugliemi

11 novembre 2012Museo delle Ceramiche di Faenza con Davide Rampello

Nei prossimi giorni ulteriori date e informazioni sui singoli eventi.

Il Sole 24Ore parla del “Signor Chicco”

“Risveglia il capitano coraggioso che è in te.”
Così titola il Sole 24Ore del 24 agosto un articolo che presenta alcune biografie di italiani eccellenti che potrebbero insegnarci come uscire dalla crisi.
Tra questi volumi c’è il mio: “Il Signor Chicco: la vita straordinaria di un uomo qualunque” (Silvana ed. 2011).
Una storia davvero esemplare: la vita di un uomo che ha saputo salire molto in alto partendo da molto in basso e restando sempre in sano equilibrio a metà.
Da leggere, con passione e attenzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

La modella di Giacometti sul Sette del Corriere

Sul “Sette” del “Corriere della Sera” (allegato del 29 giugno 2012) è uscito un ampio articolo di Francesca Pini che anticipa alcuni dei contenuti del mio prossimo libro “Il sarto di Picasso”.
Parla soprattutto di Giacometti e del ritratto che fece ad Aika Sapone, la figlia del sarto napoletano.
Un pezzo interessante, da leggere in attesa del libro che uscirà a ottobre in Italia e in Francia presso Silvana Ed.

L’infinito polveroso: tributo a Giovanni Semerano.

In questo periodo sono immerso in un libro che considero straordinario, un vero pozzo da cui attingere idee.

Si intitola “L’infinito: un equivoco millenario” ed è il risultato di una vita di ricerche compiute da Giovanni Semerano, un linguista morto di recente che deve essere stato un uomo eccezionale. Intelligente, colto, ironico: un sapiente nel senso antico del termine, cioè colui che “sa fare”, “sa vivere”.

Per oltre quarant’anni ha esplorato la storia degli esseri umani scavando nelle origini etimologiche del greco, del latino e del sanscrito per riportare alla luce la lingua-madre accadica.

Per anni ci hanno educato al dogma della cultura indo-europea (i nazisti ci hanno ricamato tanto sopra…) e invece adesso sappiamo che la culla delle culture occidentali è l’antica civiltà semitica accadica.

antica tavola sumera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il libro smonta un’infinità di pregiudizi e ogni argomentazione di Semerano è come una dimostrazione matematica: una festa dell’intelligenza.

Un esempio: la celebre riflessione di Anassimandro dove si dice che “l’uomo nasce dall’infinito e all’infinito torna”. Per dire “infinito”, Anassimandro usa il termine “àpeiron”, da “péras” (limite) con l’alpha privativa. Semeraro ci porta invece indietro nel tempo e ci fa riascoltare i suoni di altre parole e di altri significati, come il semitico “apar” e l’accadico “eperu”, che si legano nel corso dei secoli all’ebraico biblico “aphar”. Queste parole, così assonanti al greco “àpeiron”, significano “polvere”.

L’uomo “nasce dalla polvere e alla polvere torna”. Semplice no?

Com’è semplice pensare che la parola “mano”, dal latino “manus”, ha attraversato il tempo senza una radice etimologica. Finché anche “la proiezione kantiana della mente” ha ritrovato la sua origine nell’accadico “manû”, che significa calcolare, computare.

Dunque la mano serve a far di conto.

Due esseri umani, quando si danno la mano, smettono di calcolare…

La Siria che non c’è – 5 –

L’attacco dell’esercito siriano alla città di Aleppo si è puntualmente verificato, in tutta la violenza temuta. Due giorni di guerra, centinaia di morti, migliaia di civili in fuga. Quindici anni fa passeggiavo per le vie di quella città e annotavo le mie impressioni. L’ultima pagina del taccuino di viaggio del 1997 è dedicata ad Aleppo.

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Aleppo – mercoledì 15.07.1997

Oggi giornata di suk, di Cittadella, di cibo buono e di hammam.
Abbiamo trascorso una buona notte di riposo nel celebre Hotel Baron, monumentale e dimesso al tempo stesso. Uno di quei luoghi con l’aroma intenso della storia, delle cose che sopravvivono a se stesse e al loro passato. L’interno è prezioso, ma sconnesso. Dietro al banco sono appese le foto di Lawrence d’Arabia e Agatha Christie. Accanto a loro le immagini di tanti diplomatici e avventurieri che non conosciamo.

Al mattino, cambiamo del denaro e ci addentriamo nel suk di Aleppo, il grande mercato coperto che vive all’interno di un guscio fatto di pietre lavorate con rara maestria. E’ un’immensa tana, come un formicaio umano. I negozi hanno le volte in mattoni, le colonne d’ingresso decorate con bassorilievi di pregio. Se al suk di Damasco togli i clienti e le merci non rimane più niente; qui ad Aleppo, invece, restano i muri che contengono infinite storie.

Il mercato coperto è un ammasso di persone ma anche di animali, soprattutto asini. Nel suk di Aleppo gli asini possono trascorrere un’intera esistenza: nascere e morire in questo dedalo di vie, segnando il tempo della vita con il battere e il levare dei loro zoccoli.

asino nel suk di Aleppo

venditore nel suk di Aleppo (foto Giovanni di Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Superiamo montagne di saponi di Aleppo ben disposti sulle bancarelle ed entriamo nel negozio di un venditore di tappeti. E’ un amico. Passiamo il tempo a bere del tè e giocare a backgammon; sembra che vendere tappeti sia la sua ultima preoccupazione. Poi passiamo dal profumiere. In realtà è un falsario, un artista degli odori. I sapori dei banchi di spezie si mischiano ai profumi di questi surrogati di Opium e Chanel n°5. Essenze comunque da Mille e una notte.

E dopo il mercato, l’hammam. Cioè: dopo la carne, lo spirito. Siamo sempre nel suk, perché l’hammam al-Nahasin è dentro il mercato. Un ingresso quasi nascosto, con una piccola insegna e una porta in legno. Chiniamo la testa, scendiamo i gradini e di colpo ci troviamo immersi in un silenzio fresco, irreale. Immagino Bjork, la sua voce, che canta lenta graffiando i vapori dell’acqua.

Hammam al-Nahasin (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’esperienza dell’hammam va bevuta a piccoli sorsi: alcuni sanno di paradiso, altri mettono inquietudine, come se rimuovessero fantasmi nascosti. Mi viene in mente “Creatura di sabbia”: la storia della ragazza obbligata a diventare maschio e a frequentare l’hammam. Un’adolescenza giocata sempre in trasferta, da soli e in campo nemico. Partite perse…

La Siria che non c’è – 4 –

Sempre ricordando la Siria che non c’è – il luogo dove ho ambientato il racconto “L’aroma delle note” – riapro il taccuino di viaggio del 1997 e leggo dell’autografo di Baggio nel deserto, rivedo le ruote di Hama con l’ombra degli Assad, infine il Krak des Chevaliers, con tanto vento intorno e colline sullo sfondo.

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Deserto, Hama e Krak des Chevaliers – martedì 14.07.1997

Ultimo respiro di deserto. Un gruppo di ragazzini (beduini, ma più civilizzati di quelli di ieri) hanno socializzato con noi e ci sfidano a pallone. Non è proprio come in “Mediterraneo”, ma quasi. Alla fine, siccome siamo italiani, saliamo in cattedra. Non perché siamo più bravi, ma perché parliamo la stessa lingua di Baggio. Lo conoscono tutti e ci chiedono il suo autografo. Io so scrivere Baggio, ma spiego che non è la stessa cosa. Uno di loro scrolla le spalle e torna a giocare palleggiando con disinvoltura. Dice qualcosa in arabo ai compagni. Io capisco solo “Zidane”.
Secondo me ha detto:
– Va be’ ragazzi, oggi faccio Zidane.

 

 

 

 

 

 

 

Perdiamo ai rigori e proseguiamo verso Hama dove ci fermiamo a dormire. Tra le immense norie, le ruote che sembrano sospese sull’acqua del fiume urbano, mi raccontano la storia del massacro di Assad dell’82. Anche qui, come a Damasco e Aleppo, vediamo dei dipinti murali con la triade degli Assad: il padre in alto, il figlio Basil alla sua destra e Bashar, il dottore, più sotto. Mi spiegano che accanto ad Assad c’è scritto “il mito”; accanto a Basil “il martire” e accanto a Bashar “la speranza”. Sembra un tipo così mite; ha studiato a Londra ed è cresciuto in Europa, forse alla morte del padre non sarà lui il nuovo dittatore. La speranza…

Le ruote di Hama (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Usciamo dalla città e procediamo verso le colline al confine con il Libano. La terra piatta e arsa del deserto si è mossa e tinta di verde. Chiudo gli occhi (non guido io) e quando li riapro mi sembra di essere in Toscana. I villaggi sono quasi tutti cristiani. Le donne non hanno più il velo. Fa meno caldo e c’è più umido; dev’essere l’aria del mare. Qualcuno indossa la jellabia, ma sono davvero pochi.

Krak des Chevaliers (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalla cima di un rilievo, il Krak des Chevaliers domina il passo di Homs. Sembra un gigante addormentato con la pelle grigia e squamosa. Saliamo e siamo ospiti dei Templari. E’ un’altra Palmira, ma dei Crociati invece che dei Romani. Un altro luogo intatto, dove ti muovi come a casa tua. Nessuno ci chiede nulla, nessuno ci impone nulla. Il castello è aperto, non c’è una biglietteria, non c’è un a guida, non c’è un bookstore. Non c’è niente. Solo vento, e pietre. Segni di arretratezza? Tracce di un passato che resiste alla modernità del marketing culturale e della modernità occidentale o piuttosto i segni tenaci di una sapienza antica? Diceva sant’Agostino che la memoria non è il passato delle cose, ma il presente delle cose passate. Giusto.

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