VITA AL TEMPO DEL SERPOTTA
Palermo nel ‘700
di Luca Masia

interpreti Antonella Nieri, Giuseppe Santostefano, Roberto Burgio, Vito Di Bella,
Giuseppe Montaperto, Elena Pistillo, Paolo la Bruna, Antonio Raffaele Addamo,
Anton Giulio Pandolfo, Irene Scaturro, Claudio Risso.
musici Gianclaudio Del Moro, Silvio Natoli, Vincenzo Alessandra
adattamento e aiuto regia Marco Amato
regia di Walter Manfrè

 Vita del Serpotta (download pdf testo completo)

Il ciclo serpottiano del Kals’art si è inaugurato nel 2003 con un lavoro che ha segnato l’inizio di un “viaggio teatrale” alla scoperta di Giacomo Serpotta, del suo rapporto con l’arte e la società del tempo. Da quell’esperienza è nata l’idea di creare uno spettacolo di respiro ancora più ampio, che permettesse di calarsi nelle atmosfere della Palermo barocca.
Chi abitava la città? Come si viveva, cosa si mangiava, come ci si divertiva, come si pregava a Palermo, nella provincia ai margini dell’Impero? Cosa pensavano i ricchi? E i poveri, cosa facevano? A questi e a tanti altri interrogativi ho cercato di rispondere, nella maniera più coinvolgente possibile, con lo spettacolo “Vita al tempo del Serpotta”, una teatralizzazione corale che si articola nelle stanze ancora vuote e per questo affascinanti di Palazzo Sant’Elia.
Per qualche giorno quelle sale si sono riempite dei suoni e dei colori della Palermo del Settecento, delle atmosfere che fanno da sfondo ai diari del Villabianca e alle cronache del Pitrè.
Abbiamo scoperto un’epoca per molti versi simile alla nostra, abitata dagli stessi pregiudizi, dalle stesse passioni, dagli stessi slanci.
Ancora una volta, abbiamo scoperto che osservare il passato aiuta a capire il presente.

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“Per anni ho fatto il regista. Mi sono però sempre sentito un “comunicatore”, meglio, un artigiano della comunicazione, che ama mischiare le tecniche, le persone, le idee.
“Vita al tempo del Serpotta” è uno spettacolo che traduce in linguaggio teatrale questo modo di pensare. L’uso della teatralizzazione e del racconto drammaturgico come chiavi di lettura per interpretare un’epoca, sono elementi centrali nel progetto che la Direzione Artistica del Kals’art ha realizzato.
Attraverso il testo di Luca Masia e la messa in scena attenta e sensibile di Walter Manfrè, siamo riusciti a coinvolgere il grande pubblico su tematiche altrimenti distanti, lo abbiamo interessato a un passato che gli appartiene e che, una volta riscoperto, è diventato patrimonio della città.
Questo spettacolo, in quanto racconto di un epoca, segna un ulteriore passo avanti nel lavoro di “rammendo del territorio” e costruzione della sua memoria che stiamo compiendo…”
Davide Rampello

“E’ difficile comprendere il fascino che esercita, in chi vive di Teatro, la scoperta di un luogo storico rimasto intatto nella sua struttura architettonica soprattutto nel momento in cui ti viene data la possibilità di farlo rivivere rioffrendolo al pubblico attraverso uno spettacolo-evento.
La coscienza della Profanazione nasce in te prepotente con un sottile delirio di onnipotenza: ti si offre di rianimare la Storia, di riesumare la Cronaca.
Poi, mentre da un lato senti tornare in te l’esigenza di non fallire dall’angolo didattico nella ricostruzione di avvenimenti e di “cose”, dall’altro avverti pressante la prepotente voglia di seguire la tua fantasia abbandonandoti al flusso esoterico che quel luogo sprigiona.
E quando infine la tua emozione trova la sua ragione di essere sullo stesso piano della verità, allora tutto diventa possibile e la paura di sbagliare pian piano svanisce.
Palermo. Palazzo Sant’Elia. la via Maqueda. Mercato Ballarò. La Kalsa. Nomi fantastici solo a pronunciarli. Tutto come nelle “Mille e una notte”. Ma anche come fra un secolo. Il passato è così uguale al presente da rendere possibile in te la sensazione di conoscere il futuro. Almeno attraverso i sensi. Le storie che racconti, di quel tempo, sono uguali alle tue di oggi: potere, amore, morte.
E quando dentro il Palazzo gli attori pronunciano le parole che forse pronunciavano quei personaggi del 700 e senti il rumore assordante delle motorette palermitane dalle marmitte sfondate che profanano, quelle sì, la poesia che vorresti afferrare, capisci che in fondo, dopo la prima irritazione, forse è lì il senso di tutto. Nel “non riparo” al quale, “Noi del Sud” abbiamo messo – e ancora mettiamo –
le nostre opere d’arte, la nostra Storia, le nostre radici.”
Walter Manfrè


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