S.I.C.I.L.I.A.
Pagine di storia, racconti di vita.
di Luca Masia

interprete Mariano Rigillo
narratori Roberto Burgio, Giorgio Li Bassi, Franco Scaldati, Milena Vukotic
musiche Mario Saroglia e Diego Stocco
scene e costumi Alessandra Picchi
produzione video Marco Ferrari
luci Aldo Solbiati
produzione Federico Alessi
aiuto regia Marco Amato
regia Davide Rampello

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S.I.C.I.L.I.A. è uno spettacolo teatrale un po’ particolare, che nasce dalla volontà di sottolineare l’importanza dell’Assemblea Regionale Siciliana nel processo di sviluppo dell’isola.
L’ARS compie sessant’anni: una ricorrenza che permette di riunire le generazioni, avvicinando i ventenni di oggi a chi aveva vent’anni nel 1947. Uomini e donne che, dopo un’adolescenza passata sotto le bombe, si sono affacciati alla maturità pieni di sogni e di aspettative. Quei ventenni di allora hanno oggi ottant’anni. La loro testimonianza è un bene prezioso per ricucire gli strappi della memoria, rammendare la trama delle esperienze e costruire un patrimonio di valori condivisi.
Il protagonista dello spettacolo è il Maestro, un insegnante in pensione: un uomo che ha visto nascere l’ARS e ne ha seguito il percorso democratico, l’alternanza di luci e ombre. Nel corso della vita, il Maestro ha collezionato pagine di romanzi, poesie, articoli di giornale, documentari, temi di allievi, riflessioni, idee e pensieri sulla sua terra, e adesso vuole riunirli in una specie di libro, suddiviso in sette capitoli.
Sogno, Illusione, Credo, Identità, Libertà, Isola e Aria sono le parole chiave che danno il titolo ai sette capitoli del libro in cui trovano spazio poesie di Sciascia, Quasimodo, Bufalino; pagine di Verga, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, D’Arrigo; riflessioni e discorsi di Pio La Torre, Pino Puglisi, De Pasquale, Alessi, e poi spezzoni di film, notiziari televisivi, interviste radiofoniche…
Un grande e appassionato omaggio alla Sicilia, lontano dalle vuote retoriche celebrative ma anche da quel “sicilianismo” del pessimismo e del ripiegamento su stessi che troppo spesso ha condannato l’isola a un destino già scritto.

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“Sessant’anni fa, il 25 maggio 1947, si svolgeva la prima seduta dell’Assemblea Regionale Siciliana. Quel giorno, dopo le devastazioni della guerra e gli spari di Portella della Ginestra, la Sicilia ha compiuto un enorme passo in avanti. La nascita dell’Assemblea ha rappresentato un momento di grande crescita democratica per la nostra Regione, che guardava all’Italia e all’Europa senza reali prospettive di sviluppo. L’Assemblea è stata la risposta politica alle minacce del separatismo; è diventata il luogo in cui è stato possibile tracciare la strada per la crescita della Sicilia: una crescita autonoma ma al tempo stesso saldamente legata all’Italia, ai valori dell’unità e della Repubblica.
Nel quadro delle iniziative per il sessantennale dell’Assemblea Regionale Siciliana si inserisce questo spettacolo teatrale: un grande omaggio alla Sicilia e ai siciliani che affronta in chiave “artistica” le questioni sociali e politiche che ne hanno segnato il recente cammino.
Dal testo dello spettacolo e dalla sua messa in scena emerge con forza lo stretto rapporto che lega la Sicilia all’Assemblea, l’intreccio quasi fisico tra il territorio e il suo organo di governo. Questa intimità è il primo segnale da trasmettere alle nuove generazioni, chiamate oggi a diventare protagoniste di una decisa azione di rinnovamento, all’interno della società e delle istituzioni…”
Gianfranco Miccichè

“Per un regista, l’occasione di utilizzare la propria espressività per ricordare una data o rivivere un periodo, costituisce l’opportunità per affrontare il grande tema dell’interpretazione della storia. Un tema che permette di raggiungere il cuore della memoria collettiva, giocando con le differenze e le identità che dividono e al tempo stesso uniscono passato, presente, futuro. Tra le molte chiavi d’interpretazione della storia, il teatro offre la possibilità di agire all’interno di un luogo fisico in cui possono convergere i più diversi stimoli percettivi. Voci, suoni, musiche, immagini, gesti, scenografie… a teatro tutto può diventare parte del grande racconto della storia e degli uomini.
Questo spettacolo è un racconto fortemente unitario, che si realizza però attraverso l’accostamento dei più diversi contributi. Pagine letterarie, filmati d’animazione, spezzoni cinematografici, documentari, interpretazioni di grandi attori in scena e sulla scena, sono le note di una partitura narrativa che dalla memoria del recente passato guida il pubblico verso l’individuazione, meglio la percezione, di un possibile futuro.
Uno spettacolo che fa della contaminazione dei linguaggi una precisa scelta stilistica. Contaminazione che non ha riguardato solo la stesura del testo, ma anche la realizzazione della messa in scena. L’opportunità di rappresentare lo spettacolo in un luogo come Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, è stata infatti l’occasione per aprire al pubblico le “porte del palazzo”, mimetizzando le architetture della scenografia con le architetture della realtà, realizzando una macchina scenica tanto affascinante e sorprendente quanto funzionale allo spirito del testo e alle finalità dello spettacolo.
Memoria e futuro convivono in questo lavoro; si fondono per giungere al pubblico attraverso un racconto teatrale che intreccia le pagine della storia ai racconti della vita.”
Davide Rampello


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