7 gennaio 2016 - I pescatori del lago di Bolsena.

Oggi siamo nel Lazio. Il paese è Marta, il paesaggio il Lago di Bolsena. Le coordinate geografiche sono 42º 32′ Nord e 11º 55′ Est.

Davide e io saliamo in macchina e lasciamo le colline di Todi, nel cuore dell’Umbria. Non è tardi, ma è già buio. Guido io, lui controlla il navigatore. Di solito riusciamo a perderci. Davide non è mai stato a Marta, sul Lago di Bolsena, e mi chiede qualche informazione. Anch’io non sono mai stato in quell’antico borgo di pescatori, ma per preparare il servizio ho studiato un sito (meteomarta.it) che una vera miniera di notizie. Lo cura Luca, un giovane martano con la passione per la meteorologia e la sua terra. Senza il suo aiuto non avrei mai conosciuto Giuliano, il pescatore che ha promesso di accompagnarci a caccia di anguille e coregoni, maneggiando artavelli e reti finissime.

– Siamo quasi arrivati – dico a Davide mentre s’intravedono le prime luci sul pelo dell’acqua.
– Questo era il cratere di un vulcano spento – aggiungo indicando il lago – il più grande d’Europa.
– Marta deve essere laggiù.
La cittadina è proprio sulle rive del lago. Fino all’inizio del Novecento era conosciuta come la piccola Venezia, perché l’acqua sfiorava le abitazioni. Nel Seicento, un notaio di casa Farnese scriveva che Marta ha le muraglie attaccate al lago.
– Il borgo medievale è sul colle? – chiede Davide.
– Credo di sì. Deve essere molto suggestivo, realizzato con il tufo del vulcano, i vicoli, gli archi, la torre dell’orologio.

La prima cosa da fare, una volta in albergo, è indossare la tuta e uscire a correre. È venuto il momento di scoprire nella realtà le cose che ho imparato sul sito di Luca. Primi passi lenti, di riscaldamento. Poi sempre più svelti, lungo la passeggiata, da un’estremità all’altra del paese. Entro nel borgo dei pescatori. Da un lato le case, dall’altro le barche, con le reti stese ad asciugare tra gli scafi e gli alberi. In fondo al centro abitato, il molo si allunga verso il lago. Riconosco un artavello, una lunga nassa che i pescatori usano per le anguille. L’artavello è costituito da una serie di coni sempre più piccoli, infilati uno dentro l’altro in modo che il pesce – una volta entrato – non possa più uscire.

Fa freddo, ma la cosa che mi colpisce è l’umidità. Le strade e le macchine sono bagnate come se stesse piovendo. Decido di lasciare la riva del lago e salgo verso la torre dell’orologio, un bastione duecentesco di forma ottagonale costruito su una base a tronco di piramide. Mi fermo a prendere fiato e osservo l’orologio. È un Trebino. Da anni mi diverto a rintracciare questi orologi prodotti da quasi due secoli in un paesino dell’entroterra ligure, a un passo da casa mia. Sono montati su moltissimi torrioni e campanili in Italia e in Europa. Sotto un Trebino, ovunque mi trovi, mi sento come a casa.

L’indomani mattina, l’appuntamento con Giuliano – il pescatore protagonista della puntata – è alle cinque al bar. Beviamo un caffè e proviamo a svegliarci. I pescatori sono abituati a questi orari. Noi ci aggreghiamo volentieri perché speriamo di filmare l’alba sul Lago di Bolsena.
– Quando mi chiedono perché faccio il pescatore – confessa Giuliano – rispondo che se la gente vedesse i panorami che vedo io, tutti farebbero i pescatori. E allora via, alla scoperta del lago. La giornata non è ideale, ma la nebbia rende suggestivo il moto della barca, l’affiorare delle isole, il distacco lento dalle coste. I pescatori come Giuliano conoscono ogni scoglio, ogni tana, ogni metro del loro lago. Qui è sempre la natura a comandare: rende dura la vita, ma regala momenti di bellezza assoluta.

Appena sorge il sole, Massimo – il nostro regista – chiede a Giuliano di girare la barca, in modo che le reti siano in controluce e le immagini risultino più brillanti. Piccoli trucchi del mestiere: oggi la cosa importante non è pescare, ma rendere l’idea della pesca. Ma siccome la sceneggiatura prevede che qualcosa si peschi davvero, Giuliano smette di fare l’attore. È un grande pescatore. Mi piace vederlo lavorare. Si muove con naturalezza sulla barca, che ha una forma triangolare molto particolare. Lo scafo è piatto, per scivolare leggero sull’acqua e essere tirato in secca facilmente in caso di maltempo. La chiglia si appoggia sulla superficie del lago e rende la barca molto manovrabile. Si governa in piedi, con i remi incrociati. Catturare un pesce è sempre un’emozione. Giuliano lotta con un coregone intrappolato nella rete. Anche lui si stupisce delle dimensioni della preda.
– Portiamo fortuna! – esclamo.
– Questo ce lo mangiamo a pranzo.

Quando rientriamo in paese, Davide ci aspetta nel borgo con la sedia in spalla. Attraversiamo il centro storico e saliamo sulla torre. La vista dall’alto, un paio di metri sopra il Trebino, è notevole. Da un lato la distesa d’acqua, con le barche dei pescatori che attraversano l’orizzonte dietro le isole Martana e Bisentina; dall’altro la campagna, coperta di vigneti. Agricoltura e pesca sono le due risorse di Marta e del lago, dagli Etruschi a oggi. Scendiamo e ci spostiamo nell’incubatore, il luogo dove i pescatori allevano gli avannotti di coregone per la ripopolazione. Adesso le vasche sono vuote e Giuliano, con un paio di tavole di legno e una fiamma da campo, lo trasforma in un ristorante. Alcuni colleghi lo aiutano, ma è lui che ha la situazione in mano. Come altri pescatori che abbiamo incontrato nel corso di Paesi, paesaggi, Giuliano è un cuoco eccellente. Nella teglia sta cucinando il coregone e altri pesci più piccoli; nella pentola prepara invece la specialità di Marta e del Lago di Bolsena: la sbrosciauna zuppa di pesce con patate e cipolla.
– Allora, Giuliano, mi ripeti gli ingredienti?
– Ma che vuoi, Luca, non c’è niente di speciale: solo luccio, coregone, anguilla, patate, cipolla, mentuccia…
– Tutto qui? – domanda Davide.
– Tutto qui – sorride Giuliano.
– E il battutello con l’ingrediente segreto? – gli ricordo io.
– Ah, il battutello! Ma c’è solo un po’ di pepe, sale…

Davide prende un mestolo e assaggia la zuppa, che non è ancora pronta. Però è già buonissima, lo capisco dalla sua espressione. A un tratto, vedo che s’illumina in volto.
– È il lardo! – esclama – L’ingrediente segreto è il lardo!

Giuliano tace e sfoggia il suo sorriso più sereno. Poi prende il mestolo e assaggia anche lui. Nessuno cucina il pesce come i pescatori. Bene, ora è tempo di andare, ci aspettano altri paesi e altri paesaggi.

Venite a Marta, sul Lago di Bolsena; ma non come turisti, mi raccomando, come ospiti.

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