Archive for the 'BlogNews' Category

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Una bottiglia di Venezia Nativa

La sera dell’epifania, Davide ha imbracciato la sedia con le corna di renna e si è seduto tra Ezio e Michelle. Insieme a loro ha lanciato uno dei servizi più interessanti di tutta la stagione di “Paesi, paesaggi”, dedicato alla Venezia Nativa e al recupero della Dorona, il suo vitigno autoctono.

Davide sulla sedia con le corna di renna, tra Ezio e Michelle.

Il paese è in realtà un’isola; il paesaggio uno scenario storico e culturale prima che geografico. Inizia il racconto di un viaggio nel tempo, verso le isole della laguna di millecinquecento anni fa.

Dopo aver parcheggiato le macchine nell’imbarcadero di Cà Noghera, siamo saliti in barca. Quando abbiamo mollato gli ormeggi era già buio. Procedevamo lentamente, sfiorando i canneti che costeggiavano i canali. In alto, nel cielo, le stelle sembravano lanterne sospese che indicavano la via a chi sapeva leggere rotte nascoste.

Siamo arrivati a Mazzorbo, dove ci aspettava Gianluca, il viticoltore che ha scoperto la Dorona. Ci ha raccontato di Mazzorbo, Burano, Murano e Torcello; di antichi prati fioriti, ortaggi e alberi da frutta. Ci ha parlato delle popolazioni di Antino, in fuga dai barbari, che avevano lasciato tutto sulla terraferma e avevano trovato molto di più sulle isole: acque pescose e acini d’uva ambrati come gocce d’oro.
L’anima agricola di Venezia è nata molto prima di quella commerciale; i suoi campi prima dei monumenti!

Qualche anno fa, uscendo dalla basilica di Torcello, Gianluca aveva notato nel terreno di una sua conoscente un vitigno molto particolare, quasi sommerso da altre uve. Una pianta con una foglia diversa da tutte, con due ali arricciate e due incavi profondi come occhi. Sembrava una maschera.
“Questa è antica,” gli aveva confidato la signora. “È il vitigno autoctono di Venezia!”

Gianluca nel campo di Dorona.

Gianluca aveva cominciato allora a ricercare, sui libri e nei campi, scoprendo che quel vitigno si chiamava Dorona, che era stato coltivato fin dal primo Medioevo e che era poi diventato il vino dei dogi. Aveva intuito però che quel vitigno era conosciuto già dalla popolazione nativa, da quella comunità di agricoltori, artisti e artigiani che aveva abitato le isole di Venezia prima che Venezia nascesse.

Tracce di Dorona erano sparse nei terreni della laguna. Poche piante abbandonate allo scorrere del tempo, come tenute in vita dal caso. Gianluca cominciò a realizzare una serie di micro-vinificazioni e si rese conto delle straordinarie caratteristiche di un vino bianco che aveva la forza di un grande rosso. Corpo e carattere solidi, invecchiati dal tempo e maturati al sole dell’esperienza.

Notò però che la qualità del vino tendeva a peggiorare a mano a mano che ci si allontanava dalla terraferma. Il terreno della Venezia Nativa è infatti un equilibrio generoso – ma precario – di sabbia e fango. Basta poco perché il sogno svanisca.

Nell’isola di Mazzorbo, Gianluca coltiva la Dorona in un ettaro di terreno vocato, all’interno dell’orto murato di Santa Caterina. Solo trenta quintali d’uva all’anno, perché le caratteristiche uniche della pianta si concentrino in pochi acini. Poi lascia macerare il mosto sulle bucce per oltre un mese e lo affina in botti di rovere per almeno due anni.
Una bottiglia di Dorona può vivere anche trenta o quarant’anni!
Una bottiglia senza etichette, eppure inconfondibile, con una foglia d’oro zecchino battuto a mano e fuso nelle vetrerie di Murano.

Vino, oro e vetro: tutta Venezia racchiusa in una bottiglia!

Bottiglie di Dorona nell’orto murato di Santa Caterina.

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Da Marsala a Villalba

Fine settimana molto intenso in giro per la Sicilia, realizzando due nuove puntate di “Paesi, paesaggi”.
La prima dedicata alla pesca al tonno a Marsala, la seconda alla coltivazione del pomodoro pizzutello siccagno a Villalba.
Due nuove storie che mi hanno insegnato molto: ad esempio quanto possano essere ottusi e ostili i politici, oppure quanta modernità ci sia nel recupero intelligente delle cose del passato.
Abbiamo navigato di notte tra le Egadi e l’Africa, mentre di giorno siamo saliti sui monti del Bilìci.
Abbiamo conosciuto Marco e Francesco.
Marco è un pescatore che assomiglia al vecchio di Hemingway, Francesco è un contadino che sembra un ricercatore.
È stato facile conoscerli, sarà impossibile dimenticarli.

Pescherecci nel porto di Marsala

Marco e Davide in navigazione

Io e il palangaro

La valle del Bilìci

Ultimi pomodori pizzutelli siccagni

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Grappoli d’aceto

“Grappoli d’aceto” è il pezzo che ho scritto per mentelocale su Josko Sirk e il suo incredibile aceto d’uva.
Il paese è Cormons, in Friuli; il paesaggio quello del Collio.

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Il latte in via d’estinzione

Oggi è uscito il primo pezzo della nuova rubrica su mentelocale.it.
Appunti di viaggio in Val d’Aveto, lungo i sentieri della mucca Cabannina.
Una giornata ligure, alla ricerca di sapori unici nascosti sotto la rocca di Petramartina.

IL LATTE IN VIA D’ESTINZIONE (leggi l’articolo)

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la Tv da leggere.

“Paesi, paesaggi” viaggia anche in rete.
Su mentelocale.it l’anteprima della nuova rubrica dove raccontiamo cibo e territorio.
Una televisione da leggere…

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L’aceto di Josko

Ieri sera è andata in onda una nuova puntata di “Paesi, paesaggi”, dedicata all’aceto d’uva che Josko Sirk produce a Cormons, nel Collio friulano.
L’industria impiega un paio d’ore per produrre un buon aceto di vino; Josko ci mette tre anni per acetificare in botti di rovere la Ribolla gialla, un vitigno tipico del Collio.
Ma come dice Davide in trasmissione, il suo aceto è eccezionale!
Questo il link della puntata per conoscere la storia di Josko e del suo aceto:
http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?18181

 

 

“Paesi, paesaggi”: la mucca Cabannina

Sabato 5 ottobre 2014, “Paesi, paesaggi” ha debuttato su “Striscia la notizia”.
La prima puntata del nostro viaggio alla scoperta dell’Italia dell’Agricoltura, dell’Arte e dell’Artigianato è dedicata alla Val d’Aveto, in Liguria.
Protagonista assoluta, la mucca Cabannina; una specie autoctona dalle eccezionali caratteristiche di robustezza e longevità che si stava estinguendo.
Per fare amicizia con la mucca Cabannina e conoscere la storia di Ugo, l’allevatore che si sta dedicando alla salvaguardia della razza, basta guardare la clip (cliccando sul link o sulla foto):

http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?18111

Mucca Cabannina in Val d’Aveto, Liguria

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“Paesi, paesaggi” a “Striscia la notizia”

“Paesi, paesaggi” è la nuova rubrica di “Striscia la notizia”. Venerdì scorso, in conferenza stampa, Antonio Ricci l’ha presentata come la “pars construens” del programma, che si affianca alla sua tradizionale anima “destruens”.

L’idea di “Paesi, paesaggi” è nata con Davide Rampello qualche mese fa. Adesso che lui lavora all’Expo, il progetto di esplorare l’Italia delle differenze e delle eccellenze agro-alimentari è tornato d’attualità.
Cultura materiale, cibo, territorio; all’inizio pensavamo di farne una rubrica letteraria, poi è venuta la televisione.

Cito testualmente dalla nota di presentazione alla stampa:
“Paesi, paesaggi” è la rubrica che guida alla scoperta e valorizzazione del patrimonio culturale, artigianale e alimentare italiano; un viaggio attraverso i paesi e paesaggi naturali, ma soprattutto umani, di un territorio ancora ricco di eccellenze: realtà nascoste e spesso inattese che costituiscono modelli da imitare e da cui ripartire.

Si viaggia a piedi; io dietro la macchina da presa con la penna in mano, Davide davanti al video, a raccontare di luoghi e di persone. Personaggi esemplari, protagonisti di storie dove artigianato, arte e agricoltura si fondono e diventano cultura.
Io vesto come capita (tanto non mi si vede), lui invece indossa un abito di velluto marrone che lo trasforma in un naturalista da campagna di fine Ottocento: un viaggiatore senza meta, sospeso nel tempo…

Massimo Tomagnini, il regista, lavora a basso costo come se dovesse girare un film: master, piani d’ascolto, controcampi, fegatelli…
Facciamo un televisione lenta, ma dove succede sempre qualcosa.

Infine la sedia. Davide cammina con una sedia in spalla progettata da Giulio Iacchetti. Si chiama Rolo e sembra la sedia di un regista, ma a noi ricorda quelle che usavano i generali per osservare gli eserciti dalla cima delle colline. Da lassù, impartivano ordini che scendevano a valle e cambiavano i destini delle persone e delle cose.

Ogni puntata di “Paesi, paesaggi” sarà anche una rubrica su Mentelocale.it, la rivista online di cultura e tempo libero. Una specie di diario di viaggio; appunti su ciò che imparo e non voglio dimenticare.
Frasi di un pensiero più ampio, come i capitoli di un libro.

Un libro vero e proprio uscirà invece alla fine della stagione. Non sarà una guida in senso classico, piuttosto una raccolta di storie. Paesi e paesaggi, appunto; storie di territori e delle persone che li abitano e li lavorano.

“Paesi, paesaggi” è un viaggio alla ricerca della parte migliore noi stessi.
Un viaggio senza meta, ma con una direzione precisa.

In Valtellina, in un “calécc”.

Nel Collio, sulla linea di confine.

A Giaveno, terra di funghi e cioccolato.
Massimo di spalle, io di lato, Davide sulla sedia.

 

Dalla monnezza alla bellezza

Mercoledì scorso, 3 luglio 2013, il “sarto di Picasso” mi ha portato in un luogo molto particolare: la terra del “sarto di Picasso”. Non proprio Bellona, dove tutto era cominciato circa un centinaio di anni fa, nel 1912, ma nel paese accanto: Camigliano.

Camigliano è uno dei comuni virtuosi d’Italia, specializzato nella raccolta differenziata dei rifiuti. Una cosa da non credere, ma da vedere e ammirare.
Tanto per capirci, il sindaco di Camigliano aveva sviluppato un sistema di raccolta dei rifiuti molto efficiente. Nel 2010 (o giù di lì) stava per essere approvata una legge che assegnava la raccolta dei rifiuti alle competenze provinciali. Il sindaco si era opposto e nel giro di una settimana era stato destituito e il suo comune commissariato. Una rapidità esemplare, anomala nel paese dove i processi durano una vita e le condanne si scontano postume.

Pochi mesi dopo si erano svolte le elezioni amministrative e il sindaco era stato rieletto, con una specie di plebiscito.

La legge non è mai stata approvata e il comune di Camigliano ha potuto continuare a manifestare la propria virtuosità raccogliendo e smaltendo rifiuti accuratamente differenziati.

Oggi, una paio d’anni dopo, lo stesso comune e lo stesso sindaco hanno organizzato una manifestazione che sarebbe piaciuta molto a Michele Sapone, il sarto di Picasso.

Si intitola “Dalla monnezza alla bellezza” e consiste in una settimana di lavoro artistico per la città: una quarantina di artisti selezionati e coordinati da alcuni docenti delle Accademie di tutta Italia sono stati ospitati a Camigliano per realizzare opere inedite con materiali di rifiuto.

Le opere andranno in mostra e poi diventeranno elementi di arredo urbano permanente della città.
Dalla monnezza alla bellezza, appunto.
Una manifestazione che porta l’arte nelle strade della città, avvicina la gente alla creatività e dà vita alle cose morte. Un miracolo!

Abbiamo tutti un naturale bisogno di arte; dobbiamo respirarla come l’aria, anche se non sempre ne siamo consapevoli.
Quanta arte può nascere da un cumulo di rifiuti. E quanta bellezza dalla monnezza.

In tutto ciò, “Il sarto di Picasso” è entrato in punta di piedi, condividendo i propri valori con i cittadini e gli artisti.
Sono certo che Michele Sapone, che occhieggiava dall’alto del monte Rageto, sorrideva felice sotto i baffi.
Unico rammarico, che la galleria della figlia Aika e del genero Antonio fosse chiusa a due passi da lì.

Alla presentazione del libro c’erano tante persone di Bellona, che implicitamente chiedevano ai Sapone di riaprire la loro galleria per farla ridiventare quello straordinario punto di contatto tra arte e territorio che era stata in passato: un motore del benessere sociale collettivo (un benessere soprattutto interiore, ma non solo…).
Tra loro mancava però il sindaco.

Si è colpevoli quando si fanno male le cose.
Ma si è altrettanto colpevoli quando non si fanno le cose che si dovrebbero fare.

L’indomani mattina presto, dopo l’euforia della serata, mi sono raccolto in me stesso, ho indossato le scarpe da trail e ho corso per tre ore, da Capua al monte Rageto. Ho scalato il colle di cui avevo scritto, senza averlo mai visto. Cercando sentieri che non trovavo, aprendomi strade per giungere in vetta e fare due chiacchiere con persone che non ci sono più e che porto sempre con me.

Dall’alto le cose si vedono diversamente.
Dall’alto è più facile comprendere il territorio e capire la sua gente.
Anche parlare è più facile: non servono nemmeno le parole…

Il sindaco di Camigliano Vincenzo Cenname, l’autore Luca Masia, il giornalista e moderatore della serata Nello Trocchia, l’artista Max Coppeta.

Sul palco di Camigliano: da sinistra il musicista Mario Ceci, l’attrice Caterina di Matteo, Luca Masia, Nello Trocchia e Max Coppeta.

Tanto pubblico in piazza. Manca il sindaco di Bellona…

Si scrive da soli, ma poi è bello vedere che non si è soli a scrivere.

 

Book performance nella torre di Albenga

Venerdì 21 giugno abbiamo presentato “Il sarto di Picasso” in forma di spettacolo presso la Galleria d’Arte Moderna di Albenga (GAMA).

Eravamo nella torre della città, sede della galleria, circondati da opere di Mirò e Picasso; uno spettacolo nello spettacolo! Con la complicità della libreria San Michele che si è presa cura del libro e di Science4art che ha organizzato l’evento.

Sul palco – insieme a me – sono saliti l’attore Nello Simoncini e i musicisti Luca Siri e Luca Soi, rispettivamente clarinetto e clarinetto basso, violino e viola.

E’ sorprendente vedere come ogni volta la storia di Michele Sapone sappia rinnovarsi e adattarsi ai luoghi e alle atmosfere.

Trovo sempre bellissimo ascoltare le pagine del libro lette da interpreti che ogni volta colorano il testo con accenti personali, spesso inattesi; e trovo ancora più magico ascoltare le musiche che di volta in volta aggiungono emozione al racconto.

Ad Albenga, Luca e Luca hanno presentato un repertorio quanto mai vario, da Poulenc a Stravinsky, passando attraverso un brano yiddish commovente.

Naturalmente non l’abbiamo registrato. Il ricordo però è ancora vivo.

Anche mio papà è ancora vivo, pur essendo mancato pochi giorni prima della presentazione.
Adesso è sempre con me. Anche questo è commovente.

Luca Masia e Nello Simoncini poco prima dello spettacolo

La Galleria d’Arte Moderna di Albenga, nella torre medievale della città.

Luca Sciri e Luca Soi

Luca Masia, l’artista Mauro Malmignati (amico dei Sapone), mia mamma e Paola Sapone.

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