1 febbraio 2013 - Vedi alla voce: amore.

Ho appena finito di leggere “Vedi alla voce: amore” di Grossman, un autore che stimo molto.
Un testo sempre in equilibrio tra stili e punti di vista differenti; una trama esile calata in una struttura narrativa complessa.
Un grande libro. Ma difficile da seguire.
Occorrono – secondo me – almeno due cose: tempo e capacità di abbandono.
Non si può leggere questo Grossman una paginetta al giorno, la sera prima di addormentarsi; e non si può comprendere questo Grossman se non ci si abbandona alla sua narrazione.
Se cerchiamo noi – lettori – di guidare la vicenda, ci perdiamo; se lasciamo che sia lui – scrittore – a prenderci per mano, ci ritroviamo.
E’ utile anche avere una certa familiarità con le Scritture, per godere dei continui rimandi alla tradizione che altrimenti si perderebbero nelle pieghe del testo.
Wasserman implora spesso Neigel di ucciderlo. Anche Grossman sembra implorare il lettore di chiudere il libro.
Ma non si può: come Neigel non può sottrarsi allo sviluppo incerto e spesso deludente della storia di Wasserman, così il lettore non può chiudere il testo in faccia a Grossman.
Mi piace pensare che non sia stato un caso che quest’anno, nel giorno della memoria, avessi per le mani “Vedi alla voce: amore” e ne stessi leggendo l’ultima pagina.


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