27 luglio 2012 - La Siria che non c’è – 4 –

Sempre ricordando la Siria che non c’è – il luogo dove ho ambientato il racconto “L’aroma delle note” – riapro il taccuino di viaggio del 1997 e leggo dell’autografo di Baggio nel deserto, rivedo le ruote di Hama con l’ombra degli Assad, infine il Krak des Chevaliers, con tanto vento intorno e colline sullo sfondo.

*** 

Deserto, Hama e Krak des Chevaliers – martedì 14.07.1997

Ultimo respiro di deserto. Un gruppo di ragazzini (beduini, ma più civilizzati di quelli di ieri) hanno socializzato con noi e ci sfidano a pallone. Non è proprio come in “Mediterraneo”, ma quasi. Alla fine, siccome siamo italiani, saliamo in cattedra. Non perché siamo più bravi, ma perché parliamo la stessa lingua di Baggio. Lo conoscono tutti e ci chiedono il suo autografo. Io so scrivere Baggio, ma spiego che non è la stessa cosa. Uno di loro scrolla le spalle e torna a giocare palleggiando con disinvoltura. Dice qualcosa in arabo ai compagni. Io capisco solo “Zidane”.
Secondo me ha detto:
– Va be’ ragazzi, oggi faccio Zidane.

 

 

 

 

 

 

 

Perdiamo ai rigori e proseguiamo verso Hama dove ci fermiamo a dormire. Tra le immense norie, le ruote che sembrano sospese sull’acqua del fiume urbano, mi raccontano la storia del massacro di Assad dell’82. Anche qui, come a Damasco e Aleppo, vediamo dei dipinti murali con la triade degli Assad: il padre in alto, il figlio Basil alla sua destra e Bashar, il dottore, più sotto. Mi spiegano che accanto ad Assad c’è scritto “il mito”; accanto a Basil “il martire” e accanto a Bashar “la speranza”. Sembra un tipo così mite; ha studiato a Londra ed è cresciuto in Europa, forse alla morte del padre non sarà lui il nuovo dittatore. La speranza…

Le ruote di Hama (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Usciamo dalla città e procediamo verso le colline al confine con il Libano. La terra piatta e arsa del deserto si è mossa e tinta di verde. Chiudo gli occhi (non guido io) e quando li riapro mi sembra di essere in Toscana. I villaggi sono quasi tutti cristiani. Le donne non hanno più il velo. Fa meno caldo e c’è più umido; dev’essere l’aria del mare. Qualcuno indossa la jellabia, ma sono davvero pochi.

Krak des Chevaliers (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalla cima di un rilievo, il Krak des Chevaliers domina il passo di Homs. Sembra un gigante addormentato con la pelle grigia e squamosa. Saliamo e siamo ospiti dei Templari. E’ un’altra Palmira, ma dei Crociati invece che dei Romani. Un altro luogo intatto, dove ti muovi come a casa tua. Nessuno ci chiede nulla, nessuno ci impone nulla. Il castello è aperto, non c’è una biglietteria, non c’è un a guida, non c’è un bookstore. Non c’è niente. Solo vento, e pietre. Segni di arretratezza? Tracce di un passato che resiste alla modernità del marketing culturale e della modernità occidentale o piuttosto i segni tenaci di una sapienza antica? Diceva sant’Agostino che la memoria non è il passato delle cose, ma il presente delle cose passate. Giusto.


| realizzato da panet.it |  | ©2008 Luca Masia |