22 luglio 2012 - La Siria che non c’è – 3 –

Oggi in Siria è stata una giornata più tranquilla delle precedenti (a parte che la Turchia ha schierato missili terra-aria lungo il confine). Mi sembra un buon momento per presentare la terza pagina del mio vecchio taccuino di viaggio del luglio 1997. Oggi prime sabbie del deserto…

Deserto – martedì 15.07.1997
Lasciata Palmira c’è solo deserto. Lungo la pista incontriamo solo due villaggi che sembrano sobborghi (bombardati) di Beirut. A guardare bene, nel deserto siriano si vedono spesso anche delle pecore. La guida ce le indica in lontananza; ci sono anche le tende dei beduini e dei cammelli.

 

 

 

 

 

 

 

Mio cognato, che vive a Damasco da alcuni anni, mi aveva raccontato una storiella interessante a proposito dei beduini e dei loro cammelli. Lui è svizzero e lavora per una ditta elvetica. Un giorno erano arrivati a Damasco dei manager tedeschi per trattare un affare con lui. Com’è noto, svizzeri e tedeschi non vanno molto d’accordo. A Zurigo girano gustose barzellette dove uno svizzero e un tedesco devono cavarsela in situazioni pericolose (tipo l’aereo che sta precipitando) e dei due uno fa la cosa giusta e il tedesco quella sbagliata.

Bene, durante le trattative, mio cognato svizzero e i manager tedeschi si prendono un giorno di ferie e vanno in gita nel deserto. Per strada incontrano dei beduini con i loro cammelli. Uno dei tedeschi dice:
– Ah, come vorrei mollare tutto e venire qui nel deserto, vivere come i beduini e non avere più preoccupazioni.
Mio cognato lo guarda e a denti stretti gli dice:
– Quando il cammello sta male, il beduino ha preoccupazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sorrido. Mi immagino la battuta detta in tedesco con l’accento svizzero: una finezza. E intanto ragiono sul fatto che anche qui, nel posto più affascinante e inospitale della terra, l’uomo trova qualcosa da fare. Fosse solo sdraiarsi a terra accanto al proprio cammello quando sta male.


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