20 luglio 2012 - La Siria che non c’è – 2 –

Oggi sono morte più di 300 persone a Damasco durante gli scontri tra l’esercito di Bashar al Assad e gli oppositori del regime. Oltre trentamila civili sono rifugiati in Libano. Quindici anni fa, nella Siria che non c’è, passeggiavo per le vie di Damasco e cercavo una macchina per andare a Palmira. All’epoca Bashar era un medico di cultura occidentale, un uomo che sembrava mite e del tutto indifferente alla politica del padre e del fratello maggiore, che sarebbe morto dopo poco quasi obbligandolo a prendere il potere.
Ricordo quella Siria che non c’è pubblicando la seconda pagina del mio vecchio taccuino di viaggio. Oggi Palmira.

Palmira – lunedì 14.07.1997
Questo posto è magico, letteralmente. Intendiamoci, anche Paestum è un posto magico, ma qui la magia è self-service; non ci sono biglietti da pagare, recinti da valicare, flash da non far scattare. Qui non entri, arrivi. E vivi tra le rovine, passeggi, vai e vieni, fai quello che vuoi all’ora che vuoi. Le tre del pomeriggio non sono però l’orario migliore per fare qualcosa a Palmira. D’accordo che il clima è secco, ma il caldo è disumano. Mi rifugio sotto un fico e cerco il Paradiso in un sorso d’acqua. A proposito di Paradiso, mi viene in mente la Bibbia, il libro di Rut. In particolare un versetto in cui Booz, il padrone, discute sotto il suo fico. Mi ero sempre domandato perché venisse data tanta importanza a un fico; pensavo che si trattasse di un qualche richiamo divino al valore dell’umiltà. Adesso so che da queste parti possedere un fico è come avere uno yacht a Montecarlo. Una cosa da ricchi…

Palmira (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

Palmira, tempio di Bel (foto di Giovanni Camici)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Torno allo scoperto in serata. Giriamo per la città romana e piano piano prendiamo confidenza con il luogo. Il clima cambia molto a seconda della posizione del sole e della direzione del vento. Puoi fare quello che vuoi e nessuno ti dice niente. Cioè, gli antichi sono ancora qui che svolazzano. Invisibili. Ti guardano, li senti, ma ti lasciano fare. Basta che ti muova con rispetto e discrezione. Non è difficile: il luogo incute rispetto e ispira discrezione. Decido infine di fare due passi nell’agorà. Poi me ne vado al tempio di Bel e prima di cena faccio un po’ di vasche lungo il viale colonnato.

Qasr-al-Hayr (foto da Wikipedia)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Domani si va in gita nel deserto, al Qasr-al-Hayr. Per lavoro devo fare una ricerca di nomi. Così prendo il taccuino e me ne torno nell’agorà. Mi sdraio su una pietra tiepida e penso. Non mi viene in mente niente, ma sono felice lo stesso. Più felice.


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